E noi come stronzi rimanemmo a guardare, la recensione del nuovo film di Pif


 


“- Lei deve essere contento, il suo algoritmo ci ha aiutato a eliminare le sacche improduttive dell’azienda”

“- Stava litigando con qualcuno - No, io faccio l’hater per arrotondare”

“- Tu vivi con l’angoscia del fallimento - E’ una certezza, io ho perso tutto”

“ - Pretendete di vivere un’esperienza reale, cosa c’è più reale di un conto”

“- Ma io posso innamorarmi di un’oleografia a 199 euro a settimana, ma che matto son diventato”


L’unico difetto di questo nuovo film di Pif "E intanto noi stronzi rimanemmo a guardare" è che  in certi punti del racconto non affonda  la lama come potrebbe (e dovrebbe). come se avesse timore di esser già stato troppo negativo, troppo duro,  perché  è anche vero, che siamo di fronte a un film di denuncia vero e proprio, uscito in piena rivoluzione Meta tra l’altro. 

Pif ci ha visto lungo e realizza un film assolutamente fuori dalle corde del pubblico italiano, ambientato in un presente (più che un futuro) distopico e dispotico che è perfettamente aderente al nostro tempo,  in una sorta di qui a poco… ed è davvero difficile dar torto alla storia e alle immagini che vediamo scorrere sullo schermo.. ci sembra tutto tremendamente normale.. ed ecco perché Pif col suo talento sarebbe dovuto andare oltre, perché il messaggio arriva telefonato in certi versi per quanto è assurda la realtà odierna. Della serie quando la realtà ha superato la fantasia

Pif mette in scena una favola “neorealista” al di là delle citazioni, dove si rincorrono personaggi che dovrebbero essere inverosimili, ma che chiunque ha incontrato nel proprio cammino lavorativo. Da Steve Jobs ai venditori ddi fumo c’ è un abisso ma il passo è brevissimo, come l'inganno. L’importante è sorridere, sentirsi parte di un progetto più grande. E che lo spirito sia connesso… tra algoritmi che ti dicono cosa fare, ologrammi dispersi nel globo e consegne a domicilio superveloci e sottopagati. 

Una realtà dunque soltanto apparentemente distopica, più un ritratto fedele della società odierna. Bravo e coraggioso Pif,  che trova anche un ritmo filmico efficace, grazie a un'ottima sceneggiatura, una fotografia adeguata alla storia e un cast di spessore  con Fabio De Luigi protagonista,  perfetto nel ruolo di un uomo che vede la sua vita crollare da un giorno all'altro perché l'algoritmo a cui lui stesso ha lavorato, decide che proprio lui non è più utile all'azienda. Film decisamente da vedere. 


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