La Donna nella Casa di Fronte alla Ragazza dalla Finestra (Netflix)


“Elizabeth è morta quel giorno, ma tu non saresti dovuta morire con lei”


Una serie - Netflix - così sconclusionata e nonsense non si vedeva da tanto tempo, ma la motivazione principale per la quale abbiamo cominciato la visione di “La Donna nella Casa di Fronte alla Ragazza dalla Finestra” (titolo originale: “The Woman in the House Across the Street from the Girl in the Window”) è la protagonista: Kristen Bell, conosciuta soprattutto per il ruolo di Veronica Mars e per quello Eleanor Shellstrop in “The Good Place”

Qui, la Bell, interpreta Anna, una donna che ne ha passate parecchie, una delle ultime: la morte della figlia di otto anni, avvenuta tre anni prima i fatti narrati nella serie. Il conseguente divorzio dal marito poi l’ha fatta crollare nel circolo vizioso dell’alcol e degli antidepressivi, mix letale specialmente se, come lei, si prendono in dosi massicce spesso mischiandole contemporaneamente, creando quindi nella donna potenti allucinazioni. E’ per questo che fin dai primi minuti del Pilot si intuisce che non sarà una serie semplice da seguire, perché qualsiasi cosa potrebbe essere frutto della fantasia della protagonista e non si sa mai cosa stia succedendo davvero e cosa sia totalmente inventato, fino agli ultimi secondi dell’ottavo e ultimo episodio, quando si mette in dubbio che i fatti che sono stati mostrati nei primi sette, siano realmente accaduti. 

“La Donna nella Casa di Fronte alla Ragazza dalla Finestra” è una serie che si può tranquillamente seguire in un’unica soluzione, perché ogni episodio dura circa 25 minuti, e mollarla è decisamente complicato, ma alla fine non sai concretamente ciò che hai visto, perché quello che sembra non è, e quello che è, non è reale. In ogni caso, a parte lo splendido cast, la serie è ben costruita sotto il profilo tecnico, anche se nella sceneggiatura ci sono cose talmente insensate e assolutamente prive di logica da lasciare interdetti e al telespettatore non rimane che chiedersi continuamente: “Ma cosa sto vedendo?”

Tra l’altro sembra che chiunque abbia sofferto da morire in questa cittadina fittizia e che tutti abbiano avuto lutti drammatici. In particolare la serie inizia con l’arrivo di Neil (Tom Riley di “Da Vinci’s Demons”), che si trasferisce insieme alla figlia Emma (Samsara Yett) nella casa di fronte a quella di Anna. L’uomo è vedovo e tra lui ed Anna si instaura fin da subito una certa simpatia, ma si scoprirà che l’uomo è fidanzato con Lisa (Shelley Hennig), donna dalla doppia vita che cerca di raggirare i vedovi benestanti. A scoprire tutti gli altarini è sempre Anna, ma nessuno le crede, fino al giorno in cui vede dalla sua finestra che Lisa viene uccisa, ma quando la polizia arriva, il corpo non c’è e Anna viene trovata riversa sull’asfalto (perché ha la fobia della pioggia) ed in casa ha un bicchiere di vino vuoto e delle pillole sparse sul tavolino. Chi può crederle? Nessuno. Ma sarà successo davvero o è tutto frutto dell’immaginazione galoppante della nostra protagonista? Non è dato sapere. O meglio, viene lasciato tutto alla libera interpretazione. 


Chiunque si affacci alla visione della serie ci mette sicuramente del suo per decifrarne il codice. Noi abbiamo dedotto che ci troviamo di fronte ad un comedy-thriller, un po’ sulla falsa riga di quei film cinematografici stile Scary Movie che prendono in giro le pellicole horror. Qui c’è un po’ meno sfottò ma è sicuramente questo il punto di partenza, anche se poi si estende in maniera decisamente diversa rispetto alla saga suddetta. Qui gli intrecci sono ben costruiti e si cerca di dare un senso a tutti, o ci si prova almeno. In questo bisogna fare un plauso al trio di creatori: Rachel Ramras, Hugh Davidson e Larry Dorf. 


Bellissimo il cameo finale di Glenn Close che spunta dal nulla per 30 secondi per dire una battuta e fare la morta. Finale che potrebbe aprire le porte per una seconda stagione? Stando a ciò che è stato mostrato nella prima però, sarebbe meglio chiuderla qui. 

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