Alessandro Cattelan: Una Semplice Domanda, la recensione della serie Netflix


 Alessandro Cattelan: Una Semplice Domanda (Netflix)


“Non c’è abbastanza tempo per fare le stronzate; fai quello che ti piace e basta. La vita può finire domani”


Alessandro Cattelan è approdato anche su Netflix, in una nuova veste, quella di protagonista di una docu-serie che pone al centro dei 6 episodi, da 30 minuti ciascuno, “Una semplice domanda” che un giorno la figlia gli pone e che lui in qualche modo gira ad ognuno di noi: “Cos’è la felicità?”, ma soprattutto “come si fa ad essere felici”, questo è quello che si chiede e ci chiede Cattelan in questa miniserie nel quale l’egocentrismo la fa da padrone, ma anche la bravura innegabile di un ex ragazzo, ora 41enne, che cerca di scrollarsi di dosso il ruolo di “conduttore di X-Factor” cercando nuove vie per emergere e per non rimanere “quello di…”. 

Lo fa egregiamente in compagnia di illustri amici come Roberto Baggio, che qui ci apre le porte di case sua, tra meditazione buddista e collezioni di anatre e papere; Geppi Cucciari che accompagna il nostro protagonista in un campeggio per coppie che stanno per sposarsi, una specie di pellegrinaggio a contatto con la natura in cui ci si confronta e si cerca di capire cosa è l’amore; poi troviamo un Gianluca Vialli visibilmente smagrito che gioca a golf con Alessandro e che si racconta con frasi che fanno commuovere: “Ho paura di morire”; c’è Paolo Sorrentino in una lunghissima passeggiata mentre Cattelan cerca di farsi dirigere dal famoso regista ripercorrendo scene che ha vissuta nella sua vita di adolescente e bambino; passa una notte in un ipermercato, sogno di tutti i bambini nati negli anni ’80 e condivide questa esperienza con l’amico di sempre: Francesco Mandelli. Ma in questi sei episodi parla anche con uno psicoterapeuta, con un life coach, cerca di affrontare la sua paura più grande, quella del bungee jumping, ma senza riuscire a lanciarsi nel vuoto, lavora “per la prima volta nella mia vita”, crea un mega cartellone insieme ad alcuni muratori e geometra sulla facciata di Notre Dame de Paris con la scritta: “Banksy are you Happy”, si spinge fino a Formentera per incontrare il suo idolo di quando era ragazzo e fino in Argentina per scoprire se si nasconde lì la vera felicità. 

Tocca tutti i punti salienti dell’esistenza umana, la religione, l’amore, il sesso, la famiglia, il denaro e tutto questo lo fa perché vuole dare una degna risposta alla figlia. Nell’ultimo episodio è bellissimo il momento in cui affronta il provino ad “X-Factor Ungheria”, dove nessuno lo conosce e quando dice di essere stato per dieci anni il conduttore di “X-Factor Italia” e che si trova lì per ripartire da zero e per scoprire cosa si prova ad essere finalmente concorrente, rimangono tutti a bocca aperta. Canta una canzone di Elio, protagonista insieme a lui di quest’ultimo episodio, che gli fa da suggeritore su che abbigliamento indossare per l’audition e gli da delle dritte su cosa fare sul palco. E lui lo fa: sale sul palco indossando la bandiera dell’Italia, canta, e alla fine gli scappa anche la lacrimuccia. 

Si, perché “Una Semplice Domanda” è una serie che fa tanto sorridere, ma fa anche tanto commuovere ed è certamente una serie egocentrica, individualista, che ruota troppo intorno a Cattelan, ma è una serie che fa riflettere tantissimo ed è senza alcun‘ombra di dubbio la produzione italiana meglio riuscita a Netflix da quando il canale on demand ha cominciato a produrre serie totalmente italiane.

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