Cristina Nico il video di "La sola cosa che c'è" e il nuovo album

La cantautrice genovese Cristina Nico, torna con il terzo album dopo ‘L’Eremita’ (2018) e lo annuncio con il nuovo videoclip di "La sola cosa che c'è".

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CREDITS

Regia e montaggio: Sabrina Napoleone
Operatrice drone e colouring: Marina Mazzoli
Testo e musica di Cristina Nicoletta
Cristina Nico: voce, chitarra acustica, banjo
Giulio Gaietto: basso, batteria, chitarra elettrica 
Roberto Zanisi: banjo





Un viaggio introspettivo che attraversa il conflitto con se stessi, gli istinti più profondi in cui dominano le pulsioni dell’Es e il senso di perdita e tradimento. In “Cristina Nico” (OrangeHomeRecords/Believe in collaborazione con Lilith Festival & Label), l’autrice compie il passo successivo a quell’’eremitaggio sociale’ che aveva lasciato nel disco precedente, spingendosi fino alla ricerca del proprio posto nel mondo, a viso aperto e senza paure, l’accettazione di una parziale incomunicabilità e della complessità dei meccanismi amorosi. 


La prima parte del disco si chiude non a caso con la marcia funebre di “The idiot not savant”, in cui si prende atto dell’essere parte del ciclo vita-morte di tutte le cose. Da qui in poi Nico si risveglia dai sogni cupi: nella parte finale del disco si respira un’atmosfera solare, si assiste ad un ricongiungimento con un Sé che la riporta ad uno sguardo quasi fanciullesco. Un viaggio che si scopre non una fine ma un rinnovato inizio, ricco di riferimenti letterari tutti da (ri)scoprire.  


La matrice musicale di “Cristina Nico” è un alt-rock caldo con accenti folk e world music, mantenendo l’urgenza e il velo minimal che ha contraddistinto i lavori della cantautrice, ma allo stesso tempo facendo emergere l’eclettismo di stili e suggestioni grazie all’apporto dei musicisti: Roberto Zanisi e le sue cordofonie che donano un ‘calore mediterraneo’, Giulio Gaietto e la solidità e versatilità delle sue linee di basso, Federico “Bandiani” Lagomarsino e il drumming energico, la viola sognante di Osvaldo Loi. Le chitarre di Nico sono il ‘cuore rock’ di tutto il lavoro, a cui si aggiungono strumenti tradizionali quali il calabash, il guiro, la kalimba campionata (come in “Les fleurs du bien”). 


“Sentivo una grande urgenza di buttare fuori tutto quello che mi ha costretta a guardare in faccia le mie paure, a scandagliarmi più del solito in un momento di profonda crisi personale. Allo stesso tempo, o forse proprio per questo, mi sono interrogata sul senso del mio fare artistico in una situazione collettiva che ha modificato la nostra socialità, che ci ha costretto a fare i conti con la nostra solitudine, le nostre fragilità e i nostri egotismi. Ma sono anche tempi di rivoluzioni profonde che più che mai passano attraverso il privato, il coraggio di viversi liberamente”, afferma Cristina Nico. 



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