Karkum Project "Sahira - Storie di donne eroiche” la recensione dell'album




“Sahira - Storie di donne eroiche” è il secondo album di Karkum Project, un omaggio alle donne eroiche e divine. “Sahira nome di donna, dall’arabo Primavera eterna. Simboleggia l’equilibrio tra Terra e Luna. Così come la nostra Sahira, un personaggio che racchiude in sé tutte le qualità del femminile. Prima su tutte, la capacità di donare la vita, dal suo grembo. Di essere Madre. La Madre Terra”, raccontano Claudio Merico e Giulia Tripoti nel loro progetto musicale. Per 'confezionare' l'album sono stati utilizzati molti strumenti della tradizione world: viella, oud, violino indiano, sarod, dilruba, ogur sazi, saz, cumbushsaz, symphonia.

La donna qui si fa mito, dea, in chiave "dolce stilnovista", ma a ben vedere si tratta di donne più attuali che mai, potenti e sottomesse, guerriere quotidiane e vittime, estroverse e caotiche, silenziose e materne. Un disco che non è solo un compendio di world music ma che è altresì interessante dal punto di vista storico-letterario. 

"Cleta" l'Amazzone, nutrice della regina Pentesilea, emerge dai suoni degli strumenti tradizionali per raccontare fedelmente i viaggi verso Troia, l'antica Turchia. La vocalità di Giulia Tripoti si fa narrante e il brano procede danzante e ameno verso "Carmencita", arabeggiante, pomposa, gitana. La chitarra flamenca di Francesca Turchetti fa prendere vita all'opera di Bizet, "senza paura". Un sound di 'contrabbando', bello nella sua espressione più lirica.

L'energica e serrata "Sayyida" al-Hurra, potente "regina pirata" del Mediterraneo vissuta tra il 1.400 e il 1.500, gode delle fioriture arabe di Esharef Alì Mahagag, con gli oud sempre in bella mostra. 

I flauti in "Skuma" non sono altro che i canti delle sirene del mare di Taranto, l'amore che non va mai dato per scontato, che è assoluto, è vita, ma anche morte. E i violini tristi non fermano i tamburi come schiuma che sale...

Maghrebina è "Lala", probabile richiamo alla Dea degli Inferi Tacita Muta, a cui in questo pezzo verrà data voce. E ci si accorge di quanto Lala o Lara sia una donna più attuale che mai, vittima di un grosso abuso, che è stata messa a tacere. Karkum Project si accompagna ai cori bulgari severi di Milena Jeliazkova. 

Donna molto diversa "Yennenga", prima Regina del regno di Mossi, l'origine del Burkina Faso. Il vestito sonoro curioso nel suo intro, è impreziosito dai cori di chi proviene da quelle terre come Ousman Coulibalì GRIOT che suona anche il cordofono Kora. Il brano risulta il mix perfetto, senza sconvolgimenti per l'ascoltatore, tra i suoni indiani nella prima parte - dovuti principalmente al feat. dell'artista indiano Manish Madankar alle percussioni-tabla - e quelli tipicamente centroafricani del tamburo tamà di Lucio Graziano.

"Gaia" invece ribalta le parti sonore del brano precedente, entrando con le percussioni afro e procedendo verso sonorità indiane. Gaia è la Dea della Terra, madre di ogni bellezza che oggi viviamo e violentiamo con le nostre azioni criminali. 

Giocosa è "Rosetta", "mia dolce bambina", con le sue danze medievali, i 'violini parlanti'. La storia narra di Rosetta di Viterbo, fanciulla ricca che durante la carestia donò i suoi averi ai più poveri. 

In "Şahmeran" si risentono i suoni del Mahgreb e dell'Asia Minore, persino le loro spezie. Intelligenti i Karkum nel muoversi su una linea quasi ipnotica per cantare della donna serpente, capace di amare fino a morire. Sensuale è "Entella", la Principessa araba, senza se e senza ma, è tutto il senso del Mare Nostrum come lo intendiamo oggi. 
Proprio la Roccia di Entella, ultima roccaforte dei musulmani in Sicilia, nella loro resistenza a Federico II di Svevia, hanno dato vita - inconsapevolmente o meno - a un futuro di convivenze con i normanni che poi, dal basso medioevo, si rivelarono vitale per la cultura più fiorente della Sicilia. 

L'album si chiude con la mistica "Lêzan", i suoni ancora una volta mediorientali e la voce curda di Mubin Dunen, che suona anche i tipici santur, ney, dudukLêzan è figlia della stessa terra di Dunen, una ragazza curda che, come una Giulietta asiatica, non può vivere apertamente il suo amore; questa volta però, non per divisioni interne alle famiglie, ma per discriminazioni etiche, le stesse che tuttora affliggono il popolo dell'area del Kurdistan.
















Commenti

Translate