Silvia Conti "Ho un piano B", il nuovo album

La cantautrice o meglio, cantattrice Silvia Conti, pubblica il suo nuovo album "Ho un piano B" (RadiciMusic Records) con gli arrangiamenti e alla direzione artistica Bob Mangione e il mix di Gianfilippo Boni. Ed è perfettamente in linea con i giorni in cui si celebra la Festa della Liberazione dell'Italia dal regime nazifascista, visto che il disco si chiude con l'inno per eccellenza della lotta alla dittatura, 'Bella Ciao', dandone una veste moderna e folk, con una ritmica serrata e ballabile. La particolarità è che assieme all'album la Conti pubblica un libro che suo padre scrisse nel 1989 dal titolo 'Gli anni sprecati'. 

Da questo grande spunto, nasce “Inverno 1944 (Mačkatica)”, uno tango tagliente e dal contenuto straziante se si pensa che narra di un sogno che il padre della cantautrice fece durante la prigionia nel campo di concentramento serbo. Ma è proprio questo che lo salvò, un barlume, una scintilla: "Via, anche senza più niente ma via, da questo umido odore di morti, dai miei sensi di colpa distorti..." e corsi di "libertà" disarmanti. 

Il singolo che ha anticipato l'album è "Lucciola": "Vivo dentro una favola e preparo la tavola, mi muovo come una lucciola, intorno a me una tenebra", Silvia, donna forte e fragile, ossimoro come tutte le donne, le chiamano il 'sesso debole' ed hanno un coraggio talvolta straordinario. Un pop-rock graffiante, un atteggiamento quasi Bertè. Il groove non manca. "Moltitudini" è una "partita a scacchi con i coriandoli", per la nostra lancinante, definendolo infatti il suo brano più intimo. Sonorità anni '70, armonica, chitarre free e una ritmica leggera aleggiano... a passo felpato arriva "L'uomo della Montagna": ampio intro di 6 corde distorte e melodia un pò troppo ripetitiva. L'arpeggio introduce "Farfalla": "Ridono di me ma non sanno che ho piantato chiodi tutto intorno al mio giardino", storia sul bullismo e il body shaming che può ferire. 

"Lento mi accompagna il rumore del vento..." ed inizia proprio a stento "Il filo d'Argento (Per Enrico), dedicata all'indimenticato Erriquez, voce e leader della Bandabardò. L'affetto così potente di Silvia Conti per Erriquez non può non far entrare dritti dentro al pezzo e all'amore per questo grande artista. Molto bello e di cuore il breve assolo di acustica. 

Blueseggiante è "Van Gogh" di Gianfilippo Boni, interpretata da una Silvia Conti che veste i panni di cantattrice. Allegra e spensierata si scontra probabilmente volutamente con la drammatica vita dell'artista olandese: "Ogni minuto che passa sono sempre più solo, in questa misera stanza di manicomio". Con "Settembre" si cambia registro: "Guarda quello che hai, guardalo da vicino e quello che lascerai...", chi è il nemico veramente? Lo abbiamo in casa o lo 'costruiamo' ad hoc? Di chi abbiamo paura? Dei 'cambiamenti'? Sono tutti gli interrogativi della cantautrice. 

"Ho un piano B" vede la partecipazione dei musicisti Lorenzo Forti, Fabrizio Morganti, Lele Fontana, Francesco “Fry” Moneti, Gennaro Scarpato, di Marco Cantini, Cristina Banchi, Mani Naimi ai cori e di Marilena Catapano, sua la parte corale in “Inverno 1944 (Mačkatica)”. 


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