Rientrano a pieno titolo tra le "canzoni contro la guerra" i brani dell'ultimo album di Tommaso Talarico, il secondo di inediti. Si chiama difatti “Canzoni d’amore per un paese in guerra” (Radicimusic). L'intro di questo disco inizia con l'inno alla gioia suonato dal piano di Gianfilippo Boni e con le voci provenienti dall'inizio del secolo scorso come quella del futurista Marinetti. "Previsioni del tempo"... storico, quello che oggi deriva dalle 'antiche macerie'.
Chitarre morbide in "E' mia figlia", testo senza tempo, adattabile a qualsiasi situazione, anche agli 'ultimi del mondo', ai 'nemici', 'da una terra fino all'altra' 'con fatica e dignità'. Cantautorato d'antan in "Il giorno prima di partire", il recupero delle origini, in questo caso quelle calabre da cui proviene l'autore, i treni che partono, le mani che salutano, le braccia che stringono: "Il giorno prima di partire il mondo in festa, il mio povero cuore in tempesta", brano cantato alla Fossati.
Il fischio del treno annuncia "Respira", con una dose massiccia di chitarre elettriche perchè ci vuole coraggio ed energia per affrontare un mondo sempre più industrializzato, global e frenetico, voce troppo effettata: "Il mondo gira a gran velocità, la ruota gira e non si ferma mai". Che fine ha fatto Ettore Majorana? Se lo chiede anche Talarico. Secondo Sciascia la scomparsa del fisico è da ricollegare alla scoperta del nucleare usato tragicamente durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma c'è chi dice che non si sia veramente suicidato, che si sia celato dietro ad un barbone, il cosiddetto "omu cani" di Mazara del Vallo. Tesi improbabile, però, anche se il clochard non era del posto ed era molto bravo con la matematica. Sound che fa da sfondo al testo, dolce la batteria nel suo incedere claudicante.
E' beat "La tua paura", quella di ognuno di noi. La scelta di questa ritmica probabilmente è dovuta alla volontà di sfatare le nostre preoccupazioni: "L'odio ha bisogno di nemici". Senz'altro. "Ghina" è una storia vera, che il nostro vuole donarci: la sua famiglia conobbe in ospedale una bimba proveniente dal Libano, da quelle zone in guerra, la piccola era completamente ustionata. Così la famiglia Talarico se ne prese cura in quel periodo infelice: "Un orco in divisa militare chissà che sogni fa". Gli arpeggi evidenziano le parole, solo dopo entrano i drums per infondere coraggio. L'intro viene lasciato alla voce di Alessio Martinoli Ponzoni che recita una poesia del palestinese Mahmood Darwish.
"Diario dei giorni senz’aria" narra le traversate dei migranti, viaggi della speranza: "la mia mente quotidianamente ostaggio di un miraggio". Anche qui chitarre free come un manto per un pop-rock basic. L'album si chiude come si chiude qualsiasi guerra, nel bene (qualora ci fosse) e nel male: "La tregua". Tregua che il cantautore riadatta pensando a due amanti durante il periodo di un conflitto bellico. Testo romantico con arpeggi sognanti.
Commenti
Posta un commento