Raphael Gualazzi & The Bloody Beetroots - Sugar & Sir Bob Cornelius Rifo present: Accidentally on Purpose


E' incredibile quanto Raphael Gualazzi sia camaleonticamente affascinante, alla continua ricerca dell'innovazione, dello stupire... e qui ci riesce davvero. Solitamente il musicista o il cantautore, si rinnova dopo un periodo di buio, magari anche di crisi mistica, dove deve cambiare la strada per piacere ancora e regalare nuove emozioni. Gualazzi no, giovane com'è, non ne ha proprio bisogno. Eppure... Simpatica anche l'idea di questa sorta di singolo – visto che il disco è uscito un anno fa proprio dopo Sanremo 2013 (potete leggere la nostra recensione qui: http://www.grandipalledifuoco.com/2013/03/raphael-gualazzi-happy-mistake.html?q=gualazzi) – che si annuncia così: “Sugar and Sir Bob Cornelius Rifo present: Raphael Gualazzi and The Bloody Beetroots – Accidentally on Purpose”. Ebbene si, loro lo chiamano un “fatto casuale” perchè l'incontro tra l'emergente jazzista raffinato scoperto da Caterina Caselli e lo strano musicista nonché dj set con la maschera a forma di mosca o ragno può essere accidentale ma molto, molto provvidenziale. The Bloody, apprezzato ormai a livello mondiale (collabora con tantissimi artisti provenienti dai più svariati ambiti musicali, Tommy Lee ne è una prova) in realtà è Simone Cogo, 36enne che da Bassano del Grappa ha raggiunto il successo a Los Angeles. Ah, Sir Bob Cornelius è lo pseudonimo usato dal progetto “The Bloody Beetroots” per indicare lo stesso Cogo nella veste di produttore artistico.  In “Liberi o no” e in “Tanto ci sei”, presentate all'ultimo Festival di Sanremo, Gualazzi propone uno scheletro molto jazz che non molla, con delle fioriture talvolta gospel; poi l'apporto di "The Bloody Beetroots” (ci chiediamo se abbia unito il beat al roots in quanto l'origine da cui deriva tanta musica, compresa la sua) riveste la raffinata ossatura di pelle acid jazz su cui ha posato dei vestiti dance ed elettro house fatti di suoni campionati molto precisi e puliti. I giri di basso donano una particolare aurea ai brani, tanto da sfiorare l'anima funk. Da ascoltare anche le interessanti versioni strumentali dei due brani che, tolto il cantato, mostra dei sottili particolari, delle fini venature, che solo un attento e scrupoloso arrangiatore può avere. Insomma, critiche o meno da lasciare in disparte, questo Festival di Sanremo ci ha proposto delle cose interessanti e Gualazzi sicuramente ci ha lasciati a bocca aperta, non lo abbiamo subito capito ed abbiamo fatto fatica... ma, probabilmente come noi, in tanti hanno “capito” (se vogliamo utilizzare questo termine), la “deriva” o meglio la nuova strada musicale creata da Raphael Gualazzi. Come possiamo definirla? Elettro-jazz? La speranza è quella di poter ascoltare un intero lavoro – non dovrebbe tardare troppo – con la produzione di The Bloody/Simone Cogo/Sir Bob Cornelius. E intanto, per Raphael si aprono le porte del “Montréal En Lumière” in Canada, il Festival Internazionale più acclamato al mondo. 

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