Lotito, Sacchi e il business più bello del mondo



Il latinista e sparagnino Claudio Lotito e lo "straordinerio" Arrigo Sacchi, nel mondo pallonaro di questi ultimi giorni, sono stati i cosiddetti "bersagli facili", i "mostri, da sbattere in prima pagina" affinchè il dibattito possa continuare. Il dibattito No urlerebbe e si alzerebbe un giovanissimo Michele Apicella, ma più che un film già visto, ci interessa soffermarci sulla strumentalizzazione, arte molto italiana, delle due vicende, non così lontane come sembrerebbe a prima vista. In principio furono il ferroviere che amava stare al telefono, Lucianone Moggi e l'inopportuno Carlo Tavecchio... del primo, Lotito ha preso tutta l'arroganza, la voglia di comandare, di vivere realmente il  potere, dopo essere entrato nel mondo del calcio per moralizzarlo, come amava ripetere, del secondo "l'Arrighe Nazionale", permaloso come pochi (i battibecchi televisivi con Ibra, Allegri...), ha preso semplicemente "la gaffe", ovvero, ha sbagliato un termine... meno peggio di quello detto da Tavecchio sicuramente e tornando a Lotito, forse si riesce a fermarlo in tempo. Detto questo, il punto focale del discorso è un altro, e cioè che le opinioni del contendere, una registrata, l'altra detta malissimo, hanno più un vizio di forma che di contenuto, perchè a guardar bene, non è che i due dicano corbellerie. Sostanzialmente Lotito invoca una A con meno squadre e Sacchi con meno stranieri, in pratica sembra che il primo non voglia il Carpi, il Frosinone o altre piccole realtà sul grande palco e che il secondo sia un razzista bello e buono.
La verità è che è più giusto ammettere che il campionato a 20 squadre, oggi, è pura follia, ma che ben vengano realtà "provinciali" come il Carpi che adesso comanda la B con autorità, la favola del Chievo, che per un girone di andata al suo primo anno in serie A sembrava potesse addirittura lottare per contendere il titolo, ce la ricordiamo tutti... e tornando a Sacchi, il discorso si amplia, perchè gli stranieri costano meno di quelli italiani, specie i più giovani, che hanno procuratori più scafati, che li possono inserire in pacchetti più ampi, etc, etc... che poi di Pogba, ne arrivi uno su mille, è già tanto e che Valdifiori dell'Empoli, abbia già 28 anni, si potrebbero aprire milioni di altri discorsi... anche perchè ricordiamo molto bene come le stesse lodi venivano tessute guarda un pò per Lodi che un paio di anni fa, sembrava dovesse passare proprio a quell'età, nello stesso ruolo, alla stessa squadra, cioè il Milan. O andando oltre, pensate a Verdi, giovanissimo talento della Roma, che non meno di una partita fa, ha fatto due assist e giocato da Dio, cosa fa Garcia appena gli arriva un giocatore più esperto, che però non ha mai fatto una partita nella "maggica", Doumbia? Ovvio, fa esordire il centravanti africano, con i risultati che sono palesi agli occhi di tutti. Riassumendo crediamo che Sacchi si sia espresso male, molto male, a dirla tutta, che faccia parte della famiglia Milan e che Conte sia il suo pupillo, c'entra fino a un certo punto, che Lotito, stia esagerando nel giocare a sentirsi Dio e rischia di rompere il giocattolo Lazio, che sta facendo discretamente bene, nonostante il suo Presidente... ma che entrambi non siano affatto fuori dalla realtà, che i problemi ci sono, sono evidenti e vanno risolti. Una A con meno squadre, permetterebbe ad esempio i famosi stage che vuole Conte, che quando era allla Juve sbraitava contro Prandelli ad ogni convocazione o quanto meno maggior riposo e preparazione per affrontare le coppe da parte delle squadre impegnate nelle competizioni europee. La questione del tetto agli stranieri, per la primavera, è più complicata, perchè è chiaro e lampante che ogni frontiera è abbattuta su tutti i fronti, si può tenere in conto semmai un discorso sui giovani in generale, dove magari far nascere le squadre B, ora che sono state abolite le comproprietà, e, questa forse la cosa più importante, abituarsi una volta per tutte che anche se i nostri giovani vanno all'estero, non è che non sono più buoni per la nazionale, anzi... Donati, Pellè, Criscito, Santon di ritorno invernale... basta seguirli e puntarci, senza tralasciare la questione oriundi, Vazquez, ad esempio, pare sia prossimo alla convocazione. Come a dire che in ogni cosa ci sono i pro e i contro, ma soprattutto c'è il giusto mezzo e il buon senso che si dovrebbe avere in questioni che travalicano il tifo, tenendo a mente che il rispetto è principio basilare, come l'empatia, che ci vorrebbe in troppi casi oltre naturalmente a non abusare della pazienza dell'intelligenza altrui, in primis quella degli spettatori, che sono il motore pulsante ed economico del "business più bello del mondo".

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