Sanremo 2016 - Terza Serata


La sfida tra Miele e Francesco Gabbani apre la terza serata, quella cosiddetta delle cover, del Festival di Sanremo. La prima presenta "Mentre ti parlo" dalla strofa minimal che si accende nel ritornello " ti prego strappa quei fili dalle mie mani" è un brano di sicuro impatto che Miele graffia bene. Il secondo propone "Amen" danzereccio, ironico e intelligente "e ora avanti popolo che aspetta un miracolo" con inserti funk e aperture melodiche degne di nota. Facciamo il tifo per lui perché sicuramente più originale rispetto a Miele, brava comunque... Passa come volevasi dimostrare per un pugno di voti Miele. Scendono subito dopo in campo Michael Leonardi e Mahmood, il primo ha origini australiane e canta "Rinascerai" io ti canto ti sogno tutto il mondo si stringe a noi" brano decisamente poco originale, sembra quasi uno standard soul, con un testo orribile. Il secondo porta "Dimentica", sin dalle prime note dimostra una vocalità interessante, "quei cento pugni sul muro, questo mio cuore a digiuno" il brano è elegante e raffinato, un elettro pop ricco di venature black. Gufiamo, vince Leonardi. Una giustizia esiste e Mahmood passa col quasi il 70 per cento dei voti. 


 L'artista Marciel, fa da preambolo all'entrata dei big divisi in gruppi da 4, uno spettacolo il suo, "effettivamente più per bambini" come lo aveva presentato Conti. Noemi da il via ufficialmente alla serata con "Dedicato" della Berte', versione energica come si conviene. Garko e la Ghenea fanno il loro ingresso insieme, presentano i Dear Jack che rifanno "Un bacio a mezzanotte" del Quartetto Cetra, aiutati dall'orchestra , il risultato è gradevole e originale. È il turno degli Zero Assoluto con Goldrake in versione acustica. Bella ma già fatta. Arriva la Raffaele nei panni stavolta di Donatella Versace, a presentare Caccamo e la Iurato con Amore senza fine di Pino Daniele, rifatta con minime variazioni dove meglio si esprime la vocalità di Caccamo, troppo portata a strafare la Iurato. Vince questo primo gruppo Noemi ma forse avrebbero meritato i Dear Jack. Il secondo gruppo inizia con Patty Pravo che coverizza se stessa "Tutt'al più" con il rapper Fred de Palma, decisamente sin troppo invadente che finisce per diventare ben presto fastidioso "senza entrare" nel mood del brano. Alessio Bernabei porta " A mano a mano " di Cocciante, con Benij e Fede, il brano reso celebre anche dalla versione di Rino Gaetano, non è una roba per così dire da fighetti, irrispettosa e risibile appare questa interpretazione. Tutta altra figura hanno fatto poco prima gli ex compagni di band. Mentre scoppia il giallo sala stampa e i voti riferiti alla prima sfida dei giovani, devono rivoltare. Dolcenera offre una versione moderna e accattivante di " Amore disperato" di Nada. "Facciamo un duetto tipo Dolcenera e Gabbana?" Esordisce Virginia nei panni della Versace prima di presentare Clementino, che rifà "Don Raffae'"di Fabrizio De Andre' in maniera rispettosa e di una certa dignità. Riuscita decisamente e infatti vince a mani basse.


In attesa del verdetto sulla prima sfida tra i giovani, arrivano i Pooh a festeggiare mezzo secolo di carriera, presentati da Conti come "Avanguardia" ma si esageriamo pure, mentre i nostri eseguono i loro evergreen. È' davvero un bel momento. Anche nelle interviste. Uomini soli, chiude giustamente la loro performance, con Facchinetti che esagera ma commuovendo finanche facendo cantare ad un emozionato Riccardo Fogli "Il Fogli Prodigo" l'ultima strofa. Arriva finalmente il risultato tra Miele e Gabbani, e vince questo ultimo come avevamo auspicato anche se immaginiamo il dispiacere per la ragazza.


Pronti per il terzo gruppo, si parte con Elio e le storie tese, vestiti in stile anni 70, di Beethoven che ha subito la ribellione degli anni 70 con due secoli d'anticipo, con Rocco Tanica di nuovo in squadra Quinto Ripensamento è praticamente un inedito a base funky unito alla quinta sinfonia di Beethoven. È il turno di Arisa, con "Cuore" di Rita Pavone, una versione rispettosa che mette in risalto la pulizia e la precisione di Arisa vestita in pieno stile anni 60. A cui segue Rocco Hunt con "Tu vuo fa l'americano" di Carosone, cover abbastanza simile, con più groove e inserto rap. Scollata e di rosso vestita Maddalina annuncia Francesca Michielin con "Il mio canto libero" di Lucio Battisti, ne fa una versione soul, accentuandone il mood sospeso, bellissima. Non sarà facile scegliere chi andrà avanti. È Rocco Hunt a vincere, e questo potrebbe essere indicativo per la vittoria finale. Il quarto gruppo si apre con ancora Carosone, cantato da Neffa con "O saracino" , e i Blubeaters, rifacimento in levare, ma dal piglio teatrale. Valerio Scanu accompagnandosi al pianoforte porta " Io vivrò senza te" di Lucio Battisti, va bene l'arrangiamento, male l'interpretazione, che non trova riscontro sulle parole cantate.  Irene Fornaciari con "Se perdo anche te" di Gianni Morandi, si immerge bene nei sapori dell'epoca, riuscendo anche a contaminare il brano di buone variazioni, ma è troppo timida vocalmente.


I coniugi Salamoia ancora vestiti di tutto punto, "che cosa prendono i Pooh, te, ginseng , guarana ', un sacco di soldi" decisamente sul pezzo. I Bluvertigo con "La lontananza" di Modugno continuano la gara. I nostri ne fanno una versione decisamente suggestiva, con Morgan che ha ritrovato un po' di voce, e accentua il reading, la parte più specificamente teatrale. Non male. 




Incredibilmente passa Valerio Scanu quando i nostri avrebbero meritato ampiamente. L'atleta Nicoletta Orlando che citata dal Presidente della repubblica e che abbiamo conosciuto negli spottoni di Ballando con le  stelle, arriva subito dopo, non fa a dire che ha un cromosoma in meno che Conti lancia appunto il prossimo programma Rai, decisamente fuori luogo ed evitabile.  Quinto gruppo che si apre con Lorenzo Fragola che si cimenta con "La donna cannone" di De Gregori, identica, senza, per forza di cose, avere la personalità necessaria per un brano di tale spessore. Scelta sbagliata. Altro cambio d'abito per la Ghenea, in bianco e nero, con la solita battuta di Conti: ti vesti anche così per andare al supermercato? "A canzuncella" degli Alunni del sole, è la cover scelta da Ruggeri, in salsa blues, originale, dai sapori popolari e di nicchia in un certo qual modo, Ruggeri in questo Festival sembra non sbagliare un colpo. Cosi come continua a piacere Annalisa, con America della Nannini, resa in una versione potente come si conviene al pezzo, precisa e impeccabile come sempre. Sono decisamente lontani Checco e l'ultimo album fortunatamente. Gli Stadio si esibiscono con "La sera dei miracoli" di Lucio Dalla, con la formazione originaria, emozionanti.
Nell'attesa dei risultati un momento comico affidato a Pino e gli Anticorpi, spassosi e già visti, mentre gli Stadio vincono la mini gara come era prevedibile.



Hozier con "Take me to church" strappa applausi. Mentre arriva Rocco Tanica, oggi anche in gara, dalla sala stampa, che sembra incredibile ma addirittura migliora col passare delle serate. Vincono gli Stadio, alla fine, anche per ovvi motivi, ma comunque appare meritata.

La serata delle cover risulta più che piacevole perché sono effettivamente le canzoni protagoniste, gli ospiti sono pochi ma azzeccati. Non ci sono interviste carissime, che alla fin fine hanno davvero poco di interessante. Che il Festival della canzone torni una volta per tutte a puntare sulla canzone, nuova o vecchia che sia, ritmo, no ai tempi morti lautamente retribuiti. Quello che manca al festival di Conti, più che altro, ci sembra la satira, totalmente assente, che ha dato da parlare ma anche da riflettere nel corso degli anni, a far da specchio del paese, per il resto non ci lamentiamo, anche perchè il livello dei brani rispetto allo scorso anno è sicuramente salito.  






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