Humans


“Sono in ogni settore della vita umana. Stanno arrivando in mezzo a noi e ora dobbiamo perfino temere per la nostra vita”


“Humans” era una serie su cui eravamo molto scettici. Molti hanno tentato prima del giugno 2015 di fare una serie sui robot, i sinth così come vengono chiamati in questa occasione, che in un futuro non ben identificato, farebbero parte delle nostre vite a 360° gradi. Vengono usati come veri e proprio badanti, assistenti, tuttofare in casa, ma anche come meri giocattoli sessuali. Channel 4, network britannico, insieme alla AMC, rete statunitense, ed in collaborazione con lo sceneggiatore Sam Vincent, crea questo rifacimento della serie svedese “Real Humans” che analizza gli effetti che l'intelligenza artificiale - così come succedeva nel film “A.I. Intelligenza Artificiale” del 2001 di Steven Spielberg con Hael Joel Osment che interpretava un bambino robot che non era del tutto esente dalle emozioni - crea nelle nostre vite, nelle vite di una famiglia normale con i più classici problemi di tutte le famiglie. 


Anche in “Humans” alcuni dei sinth non sono come gli altri: hanno dei sentimenti veri, possono amare e vivere quasi come un umano. Il tutto però viene messo a dura prova quando una di questi sinth “evoluti” uccide un uomo. Ogni famiglia deve avere un robot in casa, per coloro che hanno problemi di salute è obbligatorio avere un badante sinth, per aiutarlo anche nei gesti più semplici, come la misurazione della pressione con un semplice tocco della mano. Ma le cose precipitano quando alcuni umani iniziano a legarsi a questi robot nella maniera più pura e amorevole possibile e quando questi cominciano a morire, perché hanno breve durata, alla stregua di un televisore o un frigorifero e devono essere sostituiti, spesso la sofferenza diventa impossibile da sopportare, così come succede a George Millican (William Hurt), un uomo anziano vedovo e solo, che si affeziona al suo robot Odi (Will Tudor) come con un figlio, perché effettivamente l'ha creato sei anni prima con le sue stesse mani. I robot stanno a poco a poco sostituendo gli uomini, ma piccoli gruppi rivoluzionari non accettano tutto ciò e la rivoluzione sembra imminente. Vivremo diverse situazioni e conosceremo molti personaggi, ma tutti sono ben descritti e delineati, paradossalmente indispensabili per la trama e non è sempre così facile riuscire a creare una serie con molti personaggi che siano tutti funzionali alla fitta sceneggiatura.


In particolare vivremo all'interno dell'appartamento degli Hawkins, con i grattacapi e i problemi di quasi tutte le famiglie del mondo, che decide di acquistare un sinth, non sapendo però che il robot non è nuovo come viene loro riferito, ma è uno dei robot più anziani, ha 14 anni. Il robot entrerà a far parte della famiglia col nome di Anita (Gemma Chan), che diventerà il desiderio sessuale di Toby (Theo Stevenson), una sorella maggiore per la piccola Sophie (Pixie Davis) ed una fonte di studio per la figlia maggiore Mattie (Lucy Carless), ribelle e cinica, che è una giovane hacker. Inizialmente Laura (Katherine Parkinson), avvocato e madre dei tre ragazzi suddetti, non si fiderà di Anita, perché verosimilmente la vede “strana”, ed il robot diventerà un vero e proprio motivo di contrasto tra lei ed il marito Joe (Tom Goodman-Hill). I primi uomini ad aver lavorato ai progetti dei nuovi synth sono Edwin Hobb (Danny Webb), uomo privo di scrupoli che vuole recuperare i primi esemplari in grado di sviluppare pensieri propri per distruggerli, e David Elster, di cui conosceremo il figlio, Leo, interpretato da una nostra vecchia conoscenza telefilmica, Colin Morgan, Merlino in “Merlin”. 


Anita, che in realtà si chiama Mia, Max (Ivanno Jeremiah), il synth di Leo, Karen (Ruth Bradley), detective che si è introdotta perfettamente nel mondo degli umani facendo finta di farne completamente parte, Niska (Emily Berrington), robot che fa la prostituta e che sarà colei che accenderà le ire di molti umani, dopo aver ucciso un suo cliente e Fred (Sope Dirisu), synth in fuga da Hobb, sono i 5 robot originali in grado di provare sentimenti veri, che sono collegati tra loro e che si aiutano a vicenda. Ma non saranno soli nell'impresa di fuggire a chi vuole fare loro del male. Oltre a Leo, di cui non vi diremo nulla, ma è sicuramente il personaggio migliore della serie, ci sarà ben presto anche Laura e tutta la famiglia Hawkins che cercheranno in tutti i modi di coprire le tracce della loro imminente fuga. “Humans” è a tutti gli effetti un thriller fantascientifico e complottistico ad alta tensione che crea una trama che in parte ti fa dimenticare che si sta parlando di macchine e non di umani. Il cast notevole fa il resto. 


E' raro che lo scetticismo iniziale venga poi sfatato, solitamente viene confermato, ma in questo caso la serie è decisamente brillante e gli otto episodi della prima stagione - già rinnovata per una seconda, essendo il telefilm più visto della storia di Channel 4 - sono perfetti per narrare una storia che lascia il segno, che ci narra in un certo senso una forma di schiavitù futuristica, in cui stavolta non è il colore della pelle a farne le spese, ma il colore degli occhi (cosa che differisce gli umani dai synth) e il sangue metallizzato. Di certo “Humans” non è quella che possiamo definire una serie originalissima, perché di robot e thriller fantascientifici ne abbiamo già visti parecchi in passato, su diversi canali statunitensi, come SyFy, ma qui i sentimenti si confondono con la virtualità della vita, gli uomini si innamorano dei robot e viceversa, creando una serie che si spinge verso un futuro ancora ignoto dove a sopravvivere sono i sentimenti. Ancora una volta quindi i complimenti vanno all'Inghilterra, che sforna un'altra serie di spicco nel mondo telefilmico.

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