Zucchero - Black Cat




"Black Cat" è l'atteso ritorno di "Zucchero", annunciato da quel "Partigiano Reggiano" di cui pensi sin da subito che le parole siano state scritte più per andare incontro alla musica che al significato e poi ti accorgi già dopo un paio di ascolti che il "Gatto Nero" da esorcizzare, trova "palle per i suoi denti"... in tutti i brani che lo compongono, tra energia, speranza, voglia di vivere.... dove la malinconia tipica del blues tira fuori il suo aspetto più viscerale e allora i ricordi tristi, la nostalgia, il passare del tempo inesorabile, la realtà odierna... vengono fatti fuori dal groove, dall'ironia, dalla poesia... Si potrebbe fare addirittura un parallelismo tra l'ultimo Vasco e l'ultimo Zucchero, tornati "come se fosse un dovere" per chi ha fatto la storia della musica italiana degli ultimi trent'anni a farsi sentire come si deve. "Black Cat" non è un capolavoro intendiamoci, come non lo è "l'ultimo di Vasco", ma è un disco godibilissimo e "pregno"... nel senso di sincerità, suoni e vita vissuta... Pochissime sbavature, canzoni genuine, grandi ospiti... è dai tempi di Miserere che Zucchero non realizzava un lavoro così coeso e unitario, felicitazioni:

"Partigiano Reggiano": "un mondo libero, un sogno libero, un canto libero, come un partigiano reggiano" blues trascinante dalla melodia accattivante e di sicura presa, con interessanti inserti musicali e testo... alla "Zucchero" da primo singolo estratto, come in questo caso... non a caso.

"13 Buoni ragioni": "per preferire una canna a una come te e un panino al salame", scanzonato beat/blues, acustico, col piano e i fiati a intessere trame,  decisamente orecchiabile, con un testo irriverente e centrato "ora fai come fanno i raga e credi di essere Lady Gaga"

"Ti voglio sposare": "C'è una chiesa sulla collina c'è una chiesa che ci perdona" Riff potente e deciso, abbastanza scolastico ma d'impatto, il brano procede per accumulo e tira fuori una slide guitar sul finale non male: "Portami al fiume a benedire, portami al fiume mi voglio salvare"

"Ci si arrende": con Mark Knopfler dei Dire Straites, è la prima ballad dell'album, sospesa e nostalgica, con un ritornello solenne, dove il nostro vocalmente da il meglio di se, a ricordare di un lontano amore estivo, appreso della sua scomparsa: "ah si vedi vedi come si incendia la notte, come anche un ricordo brucia l'anima che si arrende"

"Ten more days": suggestivo e intenso brano soul dall'anima western, che procede per accumulo di tensione,  cantato interamente in inglese

"L'anno dell'amore": "Non è tutto loro quel che luccica" blues e aperture melodiche che sembrano rincorrersi, ricorda decisamente il primo Zucchero

"Hey lord": "Quel che ho visto laggiù dilania il cuore nel tramonto che trafigge gli occhi e incendia il mare" inizia che sembra un pezzo dei Doors con dei canti tribali, per virare su un mood sospeso, una preghiera soul: "Senza un nome tornano a te"

"Fatti di sogni": "Svegliamo quando fuori è domani, sembri vestita di pioggia, è un altro giorni da cani ma noi siamo fatti di sogni", ballad blues, circolare nel suo dipanarsi a mò di filastrocca, poetica e ricca di speranza.

"La tortura della luna": "finchè iacula il sole vai avanti così luna crudele a torturarmi così" altro blues divertito e godibile, dal groove irresistibile, semplice ed efficace.

"Love again": "... come sollievo di lacrime, col cuore gonfio di polvere" folk blues "desertico", anche stavolta costruito per accumulo, peccato per qualche rima facile di troppo.

"Terra incognita": "Quanti versi ho versato per te, quanti cieli ho celato per te, preso a morsi i rimorsi per te, quasi vento inventato da te" è il testo  a balzare... alle orecchie... ricco di rime sofisticate e non banali, per questa ballad intima, che procede quasi a sussurri per crescere sempre più d'intensità: "sto aspettando la neve come grilli e cicale ancora"

"Voci" (Namanama version): "manca la tua voce sai, mama don't cry" malinconia... e cercare di combatterla, in una cantilena agrodolce non banale: "la notte è chiara e c'è chi spera ai piedi della sera"

"Streets of surrender (Sos)": sugli attentanti parigini, altro brano interamente in inglese, che vede la collaborazione di "Bono Vox" e "Mark Knopfler", è una ballad che vede pianoforte e chitarra collaborare intensamente, prima di adagiarsi morbidamente nell'evocativo ritornello dove Adelmo Sugar Fornaciari "gratta" a suo modo regalando complicità.

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