Le
“Influences” di Andrea Rock in questo Ep sono ben delineate. D’altronde come
dice lui stesso, “Il punk rock ha salvato la mia anima”. Sarà… sta di fatto che
Andrea con la sua band - Antonio "Il Coda"
Marinelli alla chitarra, Alessandro Sironi alla batteria, Gabriele Costa al
basso, Roberto Broggi al violino elettrico e Massimo Airoldi al
piano/fisarmonica, Lorena Vezzaro al Violino, Davide Pascalis al cajon – ha sfornato
un brano punk d’antain, due canzoni punk rock anni ’80 e un pezzo irish,
mostrando in maniera lineare e con modestia che ha una bella voce rock, tanto
da partire in tour in Italia con il batterista dei Ramones; che riesce a dosare
gli strumenti e ad approcciarsi con un piglio abbastanza grezzo, grazie anche
al lavoro di Ammonia Records, di Michele Castellana al mixer e di Tancredi
Barbuscia in fase di mastering al Green River Studios. Poi è rock puro, con
incursioni, principalmente nelle strofe, di quel taglio minimal che può rendere
indie quanto basta un lavoro del genere, per far prendere fiato all’Ep. L’ultimo
brano è una bella sorpresa, un gioco che vale la candela.
“Someone to stay”: Parte con una
mitragliata di chitarre-killer il primo brano di questo ep, poi si placa,
Andrea Rock mostra la sua roca vocalità da rocker consumato e ci fa venire in
mente i primi Bon Jovi, soprattutto nelle strofe minimal. Qui si adagia un
assolo molto distorto così come le 6 corde, che comunque viene contenuto,
meglio così.
“Punk Rock save my soul”: Andrea
torna agli albori del punk e ritmicamente, a parte proprio citarli, si rifà a
Police e The Clash senza negarlo. Le chitarre sono nevrotiche e volutamente
grezze per ricreare le atmosfere fine anni ’70. Poi il brano nella seconda parte
ha delle aperture musicali minimaliste che fanno solo bene al pezzo.
“Sent me off”: un punk rock anni ’90,
privo di orpelli, solo massicce elettriche, riff old school e batteria pulita a
differenza delle prime. Qui la voce di Andrea si apprezza maggiormente. Il bridge
finale invece rompe gli schemi è si trasforma in ballad…
“Song for Kev”: sound irish,
acustiche con accordi aperti sui quali ci si poteva lavorare di più. E’ il
violino di contro, che viene fuori nella sua intima malinconia, per un amico da
salutare per sempre. bel pezzo che non pretende nulla se non di essere
ascoltato in rigoroso silenzio. Ed è qui che, sicuramente, l’anima di Andrea
Toselli viene rappresentata al meglio.
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