Samuele Ghidotti - “L’inferno dopo la domenica”


“L’inferno dopo la domenica” è il secondo album solista di Samuele Ghidotti, già leader dei Venua, che in otto brani getta uno sguardo tagliente, deciso, sulla società odierna, senza dimenticare i rapporti personali. Il tutto con arrangiamenti che sanno il fatto loro e con melodie che centrano il bersaglio rifuggendo ogni banalità di sorta, lo stesso si può dire dal punto di vista testuale, cosa non sempre facile visto anche le tematiche trattate:

“C’era una volta”: con la chitarra “ostinata” protagonista e qualche orpello a differenziare il corpus: “Cadranno certezze per strada, i fiumi berranno le case, mangerai polvere mista a alle lacrime, per poi finalmente tornare a sentire il sapore i sapori, tornare a vedere i colori, e è la vita che ti ci circonda”.

“Tempesta”: parte come una sorta di marcia funebre, si evolve forse un pò troppo “sovraccarica” ma il risultato non è male: “Ci hanno fregato, da quando un paio di scarpe nuove costa più di un viaggio in Spagna. Fregati, quando ci hanno dato tutto per rimanere ognuno imprigionato dietro ad uno schermo nella propria stanza”

“Per caso si va anche avanti”: ballad trasognante, ben arrangiata: “Non trovi più la gonna, i tuoi due libri, tutti i trucchi.E beviamoci 'sto tè, parliamo ancora un po’, è tardi per recuperare Quella Stima e andare di là, divano e via, cercando di pensare che Per caso si va anche avanti.”

“Nuova Amsterdam”: Piglio popolare e incedere marziale, con gli archi a sublimare: “In vetrine colorate certe giovani signore, sorridenti e smaliziate, degne forme di un Van Gogh, svendono amore con cortesia, senza i Lupi che le mangiano”.

“L?inferno dopo la domenica”: melodia d’antan per un mood decisamente moderno: “E me ne sto qui, seduto a scrivere le pagine che poi leggerai”.

“Un tranquillo weekend di paura”: amore contro la violenza imperante, ballad non banale, arrangiata come si deve: “Che ne dici di restare qui con me, fino a Domenica, per parlarci negli occhi. Ho paura quando non ci sei, e ormai me ne sto qui, ubriaco nel letto”.

“Conscious”: ballad sospesa con accenni psichedelici, con un ritornello contagiosoi:  ”E tu vivi distratto da ciò che vuoi, senza accorgerti un attimo di quel che hai, mille scuse a far da rima e questa vita, prima o poi scomparirà”

“In un mondo che vi giuro esploderà”: folk ballad “solo apparentemente senza speranza”, che presto si contamina di blues e pop” ottima: “Tu come fai a dar peso alle cose, che tanto son cose, che tanto poi fuggono?! Tu che ci fai tutta seria questa sera, vestita da sera a ballare seduta e a far finta di vivere”?!

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