Suoni tecnologici e moderni, sguardo lucido sulla società e
venerazione per la narrativa. Questi sono i parametri entro cui si muove
“Evoluzione” il debut album della band pugliese Il DUbbio, fatto di suoni
elettronici (prodotti con un iPad) e poco spazio per qualche chitarra e per il
basso, che invece erano i veri protagonisti dei progetti precedenti dei
musicisti che compongono questa band. Un modo per respirare una musica diversa
dal rock o forse per sfogare impulsi che non trovavano spazio nelle sonorità
degli altri gruppi, fatto sta che l’inquietudine del rock si sente ancora, ma è
rimasta nei testi ed è piegata sotto strati di ritmi e suoni sintetici.
Per Il DUbbio questo disco d’esordio è nato come un
percorso, un passo dopo l’altro (e infatti il primo singolo è proprio “Conto i
passi”), ma non soltanto un percorso di crescita personale, bensì un
immaginario percorso dentro pareti e stanze, quelle di una villa abbandonata.
Questo percorso si inaugura con un brano strumentale, “Garden”, senza
particolari velleità se non quelle di porsi appunto come sipario che si apre
verso questo cammino, inaugurato invece con il singolo di cui parlavamo sopra, “Conto
i passi”, primo pezzo cantato, o meglio “parlato”, del disco. Il genere infatti
è puramente spoken word con influenze trip hop e sperimentazioni funzionali al
racconto, che è il vero protagonista di ciascun brano.
La poetica è quotidiana, tagliente, senza liricismi,
tecnicismi o linguaggi forbiti, ma sembra proprio di ascoltare un racconto
dedicato alla società di oggi, affrontata sotto diversi punti di vista: dalla
malinconia per le cose migliori che sono state schiacciate dal trascorrere del
tempo (“Vecchio Cinema”) all’importanza di non ignorare e non rinnegare le
proprie radici in un mondo che offre tante possibilità per potersi perdere
(“Radici”), dall’ormai ridicolo “sogno americano”, che ha perso di significato
se non quello di una fuga dalle proprie responsabilità, fino alla
focalizzazione su un soggetto “bruciato” come il personaggio di “Giorgio”.
Un’“Evoluzione” apparentemente ostile, insomma, che però
proprio guardando nei suoi controsensi e nelle sue grottesche illusioni forse
si può ancora controvertere e riscriverne un più luminoso futuro. Per questo il
disco si chiude con “Sorriso”: già dal titolo, un briciolo di speranza nel
delirante caos che ci circonda.
Un esordio dai tempi importanti, insomma, per una band non
alle prime armi, che commette qualche piccola imprecisione a livello di
registrazione ma che sembra aver preso una direzione che può portarla lontano.
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