Il visionario mondo di Louis Wain tratto da una storia vera è e non è un ossimoro, una favola pop, ricca di variazioni dal punto di vista visivo e da opportuni silenzi da quello narrativo. “Una commedia triste”, con alcuni eccessi didascalici o sarebbe meglio dire inopportune ripetizioni. Insomma il tutto e il suo contrario. Sta proprio qui la bellezza del biopic diretto da Will Sharpe.
Louis Wain è un ritrattista di grande talento, che non ha un grande fiuto per gli affari. Un uomo, dalle mille idee e passioni, che non ha paura di sfidare le convenzioni dell'epoca, come quando prende in moglie l'istruttrice delle sorelle minori di cui è l'unico "mezzo di sostentamento" visto la prematura scomparsa del padre.
La vita di Wain è continuamente esposta alle responsabilità, al dolore, alla sofferenza, alla disperazione, a cui fa da contraltare una voglia, una ricerca spasmodica di andare oltre, per trovare, da questo contrasto, la chiave dell'elettricità (come da titolo originale) , ovvero, la vita, nella sua pura essenza, che l'artista riesce a cogliere con i suoi gatti elettrici, che gli doneranno fama ma non ricchezza.
Un film commovente, brillante, con poche sbavature e che fa riflettere.
“- Sento l’elettricità”
”-Sono io la malata Luis non crogiolartici anche tu”
“- Credo che un giorno non sarà così strano tenere un gatto in casa per compagnia”
“- Io non rendo il mondo bellissimo Louis, il mondo è bellissimo, mi hai insegnato tu a vederlo così”
“- Non sei un bambino Louis, tu sei un uono”
“- Puoi fuggire dalla tua famiglia ma non dal tuo dolore, quello ti segue come un’ombra violenta”
“- Non dimenticare che il mondo è pieno di bellezza, tu sei un prisma sul quale si rifrange il raggio della vita”
“- Mamma, Papà, aiutatemi vi prego, sto affogando”
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