Pier Adduce "La bottiglia blu" la recensione dell'album


“La bottiglia blu” di Pier Adduce è un concentrato di sentimenti, vibrazioni, molto spesso carichi di rabbia per il mondo che gli appare dinnanzi agli occhi, di ribellione ai mali che ci stanno intorno. E in un periodo come questo, tra pandemie e guerre, non potrebbe che essere figlio, questo primo album del cantautore, di realismo, di alienazione più che di ‘pessimismo cosmico’. Adduce ha deciso così di lottare - e noi con lui - e lo fa con 9 brani folk, desert, ‘americana’, che sono piacevoli all’ascolto, minimalisti, con le giuste incursioni strumentali, anche se con qualche effetto di troppo nella voce, e con le ‘chicche’ apportate da alcuni ospiti: Luca Olivieri (piano) Barbara Eramo e Sara Stride (voci), Massimiliano Gallo (viola). “La bottiglia blu” è stato prodotto da Giovanni Calella al Diabolicus Studio di Milano.

"Rimani tu": le secche elettriche e gli echi nella voce per “solo con lo specchio resti tu…”; l’armonica precede la parte ritmica folk, sospettosa e stridente.

"La bottiglia blu": la title track fa il suo ingresso cupa, con Adduce che entra nelle viscere folk oltreoceano: “Dalla fessura spia i ragazzi in camera a tremare, cresciuti tanto in fretta da non saperli più trattenere”, tra “gioia e rancore” tra errori e brividi giovanili…

"Se ci manchiamo": i drums suadenti, il piano melodico di Luca Olivieri e una sonorità avvolgente vede i vocalizzi corali e magici di Barbara Eramo: “Sei carino ma te la do se paghi bene…”. Quanto vale l'amore?

"Non per amore": “Ti piace il potere ma l’amore è altra cosa” canta il nostro in questo desert folk intrigante: “Non c’è bisogno che alzi ancora la voce, lo abbiamo capito che il gioco ti piace”. E ‘non al denaro, non all’amore né al cielo' cantava De Andrè, quando si cerca il potere più che i sentimenti e l’avidità è padrona. La viola di Massimiliano Gallo entra e trafigge…

"La scommessa": incursioni elettriche che feriscono in questa simil “Clap Hands” in cui Sarah Stride è lacerante, come si confà “tra baracche e scarti di schiavitù” ancora oggi presenti nelle periferie del mondo.

"Canzone del teppista": chitarre che riffeggiano donando groove “sto tanto male, navigo a vista, mi dicono attento sei in cima alla lista” e si sente tutta la pressione…

"Carta moschicida": “Non so che notte sia ma gela il cuore, mi dice salta fuori da quel balcone…” e gli arpeggi fanno bene al cuore. Tra una ‘sfida’ e l’altra per lottare in questa vita.

"Fino in cima": ancora un folk desert lento, assetato “si alza la polvere, soffoca in gola, soffoca in gola il verso che consola…” e Pier “soffia e bestemmia” sulla voglia di riscatto…

"Additivo": da un testo dello scrittore Maurizio Baruffaldi, Adduce canta “coccolati finalmente i miei sensori, mi accompagneranno allegramente fuori”, 6 corde elettrica e minimal, voce ancora una volta effettata ma graffiante…

 

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