Con
il poco invidiabile score di due sconfitte su due con sette goal
subiti e solo uno realizzato per altro su rigore, la Spagna degli
"ex" invincibili va a casa meritatamente a suggellare la
fine di un ciclo di vittorie straordinario. Eppure la magra figura
spagnola nei mondiali brasiliani non stupisce più di tanto. Il primo
fattore è sicuramente quello fisiologico e quindi inevitabile,
perchè l'età cresce e le motivazioni diminuiscono, è dunque
qualcosa di assolutamente naturale. Non è a tal proposito una
coincidenza che la disfatta spagnola sia stata preceduta dal declino
del Barcellona, in quanto l'asse centrale delle due squadre è
identico e che Iker Casillas uno dei grandi protagonisti dei Mondiali
in Sudafrica non sia più titolare inamovibile al Real Madrid già
dai tempi di Mourinho.
Il secondo fattore è consequenziale ed è
legato alla "riconoscenza" di Del Bosque verso quei
giocatori che avevano conquistato tutto, errore comune questo a chi
deve rivincere, si pensi a Bearzot nel '86 o a Lippi quattro anni fa.
Dalla riconoscenza che si scontra con la realtà si passa poi alla
confusione che porta a piccoli cambiamenti capaci di destabilizzare
il tutto, l'ingresso di Diego Costa ha infatti cambiato il gioco
spagnolo portandolo a perdere identità e sicurezza, l'ideale sarebbe
stato compiere una vera e propria rivoluzione all'indomani degli
ultimi mondiali vinti oppure svecchiare quanto meno il più possibile
la rosa. Non solo da un punto di vista anagrafico ma soprattutto da
quello dell'entusiasmo, delle motivazioni, della voglia, della fame
che questo gruppo per ovvi motivi non poteva più avere.
A tal
riguardo lasciare a casa gente come Callejon, Borja Valero, Llorente
per guardare solo in Italia è stato davvero imperdonabile. Non è
difficile pronosticare però per "le furie rosse" un
ritorno da protagonisti già dai prossimi Campionati Europei quando
verosimilmente in campo ci sarà spazio per i forti e affamati Thiago
Alcantara, Izco, Varenne, lo stesso Callejon... un ricambio
generazionale che ad esempio al momento l'Italia (ad eccezione di
Berardi oltre al "solito" Verratti) non ha. "Gli Dei sono caduti" inevitabilmente, ma
sono già pronti a rialzarsi e a iniziare un nuovo ciclo.
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RispondiEliminaForza Milan, del resto si è scoperto che in Brasile è certamente la squadra più amata! Milaaaan, Milaaaan!!
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