Sinedades - Para Mi Potnia



“Para Mi Potnia” è il disco d'esordio dei Sinedades, un gioiellino di suoni suadenti brasileiri sui cui si adagia la sognante vocina di Erika Boschi e la morbida chitarra di Agustín Cornejo con un gruppo di musici importante: Pietro Borsò (batteria, congas, cajón), Matteo Bonti (contrabbasso, basso), Joaquín Cornejo (pianoforte, sax, diamonica), Iacopo Schiavo (chitarra), Valentina Giannetta (arpa), Pietro Fabris (violino, viola), Angelica Foschi (fisarmonica), Sara Merlini (violoncello), Mirko Onofrio (flauti). Altro che synth e campionamenti, qui si fa musica e ne godiamo volentieri di questo progetto che ha due anime che si incontrono e che si fondono benissimo.
L'album inizia con "Escúchame Mar”, una bossa sinuosa e ballabile, con i sapori del Brasile così vicini. Un brano di pancia senza essere gridato, di cuore senza parlare necessariamente d'amore. Il ritmo cresce in “Salí” con le percussioni sullo sfondo mai invasive e un sound molto omogeneo, forse troppo. Il finale del brano viene tagliato d'improvviso per dare spazio alla title track con un ritornello cantilenante e un epilogo di acqua scrosciante, di suoni sudamericani, un viaggio quasi fiabesco tra i paesaggi caraibici, come immersi in un libro di Gabriel García Márquez. E a darci ragione è la successiva “Caribe”, minimal, con la 'guitarra' che arpeggia curiosa, con gli scambi di voci tra Erika e Agustín. La seconda parte si apre a suoni eterei squisiti. In “Cocomerida” si danza e sale la sete; il riff di chitarra si aggira per le Hawaii... “Detalles de Placer” ha una 6 corde ispanica che mette su una rumba flamenca sinuosa ed è impossibile non lasciarsi trasportare. “Profugo” ha il piglio del flamenco, deciso e passionale, marchio del Sud del Mondo. Quanta bellezza che fugge via ogni giorno dalla propria casa, 'almas' vaganti a cui Erika dà voce per un finale altamente lirico.
E' l'arpa invece, che sostiene “Sirenalidad” che dopo un intro cantato molto dilatato, procede verso ritmiche tanguere con la fisarmonica e la sezione ritmica. Qui si introduce la voce di Agustín, che ci mette la firma con la naturalezza delle origini che si porta dietro. E ancora una volta è l'acqua l'elemento dominante. Pensate a una ninna nanna esotica, calda, afosa... ma cantata dalla voce pulita di Erika che giunge come un soffio a portar sollievo. Così è “Cancion de Cuna en Agosto”... spoglia di tutto tranne che delle sue timide corde... l'intro di “Indiecita” inizia con una corale di voci che si intrecciano. Poi entrano i suoni tribali, inquietanti come le foreste dell'Amazzonia. Senza abbandonare la dolcezza di una 'pechita negra'. Un disco che rapisce.


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