Phineas Gage era un uomo che non si riconosceva più o forse ancor meglio erano gli altri che non lo riconoscevano più...
abituato a repentini mutamenti d'umore e la sua discografia ne è la riprova, verrebbe da dire che dopo gli "incidenti/ percorsi /esperienze" nel senso nobile del termine intendiamoci, che siano artistici (Gatto matto/Calore vs Nick Drake), amorosi(la fine della storia con Claudia Pandolfi) o chissà quant'altro...
il "sopravvissuto" Roberto Angelini che torna a tre anni di distanza da Vista Concessa non considerando l'album con Pier Cortese, non possa proprio essere più lo stesso ma a ben vedere, quando mai lo è stato? Quando cioè il nostro si è adagiato su una forma? Mai a ben vedere, spostando così come si suol dire ancora una volta il tiro, addentrandosi nei meandri dell'ambient, dei rumorismi e nelle colonne sonore immaginarie, metà lavoro è composto infatti da brani strumentali, per il resto il nostro recupera/ evidenzia il suo lato più melodico, a dispetto dell'ultimo album improntato su brani di "introspezione" se vogliamo e i pezzi cantati hanno un respiro internazionale per ritmiche e armonie, in più una cover di Nick Drake quasi a far da collante fra vecchio e nuovo.
A vincere in ogni caso è lui, perchè rilascia un prodotto di indubbia qualità, variegato anzi sarebbe meglio dire alternato tra pezzi cantati e non... meno cantautore di come l'avevamo lasciato, più raffinato, forse semplicemente maturo se non paradossalmente più pop, eppure sempre più di nicchia... oppure semplicemente come vuole lui e questo è certamente un pregio:
"Nella testa di Phineas Gage": il celeberrimo operaio che cambiò carattere dopo un gravissimo incidente ed è tutt'ora al centro di studi è il tema di questa prima traccia interamente strumentale nonchè dell'intero disco... ci troviamo su territori ambient con dissonanze prima che la chitarra del nostro si prenda la scena per un incedere ipnotico, non mancano tuttavia inserti strumentali a variare il tema portante.
"Cenere": un sound morbido e sensuale e perchè no ballabile, che non smette di affascinare via via, raffinata la melodia del ritornello, così come la variazione del bridge e lo strumentale finale :
"che un cuore io non ho più vedo solo i titoli di coda e amore tu sei solo parte di una scena che è stata tagliata"
"Falafel": altra traccia strumentale dove la magistrale chitarra del nostro e pochi e ficcanti orpelli di elettronica si sposano perfettamente... l'atmosfera evocata, grazie anche all'intervento dei cori, sembra quasi quella dell'attesa di un duello magari da film western, carica di tensione repressa.
"Roma mia d'estate":"mi manchi come mai"... nostalgica e rarefatta, evocativa eppur complice nel suo dipanarsi lieve e suadente, nota di merito all'arrangiamento, con l'elettronica ridotta al minimo, con le chitarre a farla da padrone:
"stringimi più forte che non ce l'ho con te la vita a volte si complica da se"
"Gibilterra": su un tappeto sonoro altamente suggestivo, è ancora la chitarra del nostro la protagonista assoluta, ma come al solito senza esagerare, senza ergersi a tale, sulla quale poi si innestano i cori (come fossero ritornelli) senza tralasciare la ritmica cadenzata e incisiva.
"Al mio risveglio": "vorrei rischiarirmi come fa il cielo d'inverno battuto dai venti dimenticare e dimenticare"... arrangiamento da brividi, la chitarra è ovviamente ancora una volta in primo piano ma gli inserti di piano e violini tra gli altri, giocano un ruolo fondamentale nel tessuto armonico, da applausi a scena aperta il trascinante finale strumentale, una delle migliori tracce del lotto:
"com'è pesante il mio amore"
"Come sei": godibile e radiofonica, è un brano dal sapore internazionale e a maggior ragione è azzeccata "la risposta" straniera ai pensieri del nostro:
" più ti stringo e più ti perdo è questa la verità"
"Black eyed dog": a questo punto ci aspettavamo uno strumentale, come regola non scritta dell'album e invece arriva la cover di Nick Drake (a cui il nostro dedicò un intero album dal titolo Pong Moon) che fa da monicker tra l'altro anche a Fabio Parrinello ... Angelini riesce a sospendere ancor più l'atmosfera, a dilatare il tutto... lasciando quasi che l'amarezza evapori, ricordiamo che Drake dedicò il brano a un suo discografico, operazione non facile ma riuscita.
"Vento e Pioggia": e lo strumentale arriva adesso e sono chitarra e archi sorretti dal piano, dove brevità e intensità vanno di pari passo.
"Blues senza mutande": "ed eccomi sull'uscio di casa come sempre scordo qualcosa ma è qualcosa che non so spiegare ed è così il dubbio rimane" il titolo dice tutto e anche di più... con tanto di slider guitar e cori "tra lividi e colpi bassi a passare le notti e finire in un letto qualunque senza ricordi e senza mutande"... un canto "d'osteria" che di certo non dispiace e chiude degnamente questo album:
" il bar sotto casa la gente che lavora una notte è finita e una notte si avvicina"
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