Sintomi di gioia




A quattro anni di distanza tornano i Sintomi di Gioia che producono questo loro secondo album insieme a Umberto Maria Giardini. Otto brani più un brevissimo strumentale ci dicono della maturità compositiva raggiunta dai nostri,  con testi e arrangiamenti degni di nota, che trovano la loro ideale collocazione nelle ballad folk pop ad ampio raggio, contaminate e strutturalmente ben assemblate, ricche di varianti, dove si può sentire l'influenza dello stesso Umberto ai tempi del primo Moltheni post sanremo, di una giovane Carmen Consoli e anche dei Perturbazione (del resto Cristiano Lo Mele aveva prodotto Segnalibro) o Non Voglio che Clara per restare in Italia, con meno teatralità e più vivacità sicuramente rispetto a questi ultimi. L'intensità è comunque ampiamente garantita così come l'impatto emotivo, c'è forse qua e la qualcosa da limare o "da sporcare" maggiormente osando di più in certi casi, ma siamo di fronte a un gruppo vero che ha qualcosa da dire:

"Due minuti prima che cambiassi idea": "mi dici che siamo soldati di due schieramenti" tra aperture melodiche alla Carmen Consoli, specie nella parte iniziale, il brano d'apertura prosegue su un morbido impianto folk arricchito da ben assestati inserti strumentali:
"tu scoprirai che io gioco a nasconderti ci vogliono secoli per essere la coppia normale tu mi dici che sono geniale"

"Calpesto sassi preziosi": poco meno di venti secondi

"Bi blu": inizio folk e ritornello che letteralmente accende il brano con la sezione ritmica e la melodia tipicamente pop:
"non torneranno più le merende non torneranno più le promesse il cioccolato che ho spezzato è più dolce di me"

"Ordine": col pianoforte "dolente" e gli archi ad acuire la malinconia, per un mood rarefatto e suggestivo:
"è la mia voce come un rumore indecente senza l'ordine che ti compete"

"Balcone": "mi sento preso in giro dal futuro", acustica ballad folk pop, ben strutturata, con un ottimo bridge strumentale che segue il ritornello, raffinato e a rapida presa:
"vedo una soluzione rinchiudi i miei sogni in balcone la noia va"

"Varietà":"... che non varia mai, varietà, che pena mi fa dirlo a mia nonna", una canzone d'autore moderna, retta da un prezioso e ricco arrangiamento e un testo ironico, amaro e incisivo:
"con il giornale il vento non può farti male"

"Pieno d'oro": "è così sia un'eterna primavera"... le sonorità si incupiscono rispetto ai due brani precedenti e si insiste maggiormente sul ritornello, profumi anni '70 nelle parti strumentali

"Canzone per t": "so che ti sembra essere il suo schiavo, è vero"... si continua su territori cupi, con le chitarre a dar vivacità, accentuando l'attacco "cantilenante" di ogni strofa, interessanti le armonie vocali, il brano è dedicato a Marco Travaglio:
"aspetto che la rivoluzione la facciamo insieme noi"

"Mi dimentico di me":"... come un fiore"... piano e voce lontana tra chiaroscuri psichedelici che pian piano si prendono la scena.

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