Paletti - Ergo Sum




Otto tracce, 4 brani per lato, perchè Paletti sforna un primo disco (escludendo gli ep che l'hanno preceduto) come quelli di una volta, muovendosi a cavallo (vi ricorda qualcosa?) prevalentemente tra gli '80 e i '70 (seguendo la scaletta), giocando con la materia, aggiornandola  a suo piacimento e ovviamente dell'ascoltatore.
La facciata A è quella più ritmica, più d'impatto, quella B scivola più intensa e poetica, scivola,  perchè otto brani sono veramente pochi, l'unico difetto di questo album a ben guardare. 
Ricco musicalmente eppure estremamente semplice nella sua fondamentale essenza pop e nella sue struttura curata e incisiva che arriva a tutti... è anche un disco dove il nostro non le manda di certo a dire e Cambiamento è una sorta di manifesto importante e necessario in tal senso, ma sono tanti i rimandi al sociale tra i testi dell'album, dove non manca di certo la tenzone amorosa smussata ora in ironia ora in poesia ora appena pretesto per parlar d'altro ma sempre viva e presente. 

"Cambiamento" : "... spetta alle persone prima individualmente e poi collettivamente arriverà chissà", irresistibile e trascinante, il primo singolo non a caso, in una ideale linea di confine tra Battiato e Manu Chao è un pezzo "politico" attualissimo di questi tempi elettorali e non solo:
"non ci resta che sperare è una frase che non voglio più sentire"

"Portami via": ritmi in levare e ben sostenuti e voglia di scappare per diventare una persona migliore, convince appieno nel suo dipanarsi, semplice ed efficace:
"non voglio annegare la fantasia, la vita che vivo non è la mia... portami via"

"Senza volersi bene": "troppi buchi nel cervello e le ragnatele nel mio pisello" accattivante, scarna e leggera in un mix ottimamente riuscito tra Battisti e Gazzè e un ritornello da canticchiare dopo mezzo ascolto:
" non si può stare senza volersi bene te lo dice tua mamma il dottore le brave persone si può campare senza volersi bene ma una donna un cane qualcuno da amare conviene"

"Mi son scordato di me": ritmica anni '80 e andamento da marcetta impazzita alla Camerini, per uscire metaforicamente fuori "dal traffico" dei brutti pensieri, con una buona virata melodica nel ritornello, chiude idealmente la prima facciata dell'album:
"dai portami in vacanza ne sento più che mai l'urgenza qualcosa mi suggerisce che mi son scordato di me"

"Angelina":"la sera mi sento morire domani non lavorerò" mood battistiano e ancora ritmi in levare per una ballad sinuosa e ammaliante, con un'aria vintage e contagiosa  
"ci siamo lasciati da tempo io sono cresciuto con te ma è tempo che quelle ferite rimarginate riflettano te"

 "I ricordi": "è sera ormai non è difficile pensare e un poco abbandonarsi"...  con l'incipit che riporta a quello della traccia precedente, è un'altra ballad, stavolta dai sapori anni '80, nostalgica ed evocativa, che si apre melodicamente nel ritornello:
"ora posso raccontare dell'amore che ho perso... che non voglio più"

"Le foglie": una chitarra acustica predominante, dove è ancora Battisti la guida del nostro per così dire, con uno splendido ritornello che grazie alla ritmica che accelera colpisce sempre più ad ogni nuovo ascolto:
"così in autunno le foglie non cadono mai senza far rumore senza far soffrire"

"Fantasmi": "come fantasmi io e te solo nel buio ti vedrei" è il piano portante stavolta, per una ballad che non smette di crescere nella trama melodica di pari passo con l'intensità del testo:
"quando la voglia gocciola addosso non asciugarti"

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