Viola - Sheepwolf


Il ritorno sulle scene musicali di Violante Placido aka Viola a distanza di otto anni da "Don't be shy" è da segnalare con estremo piacere, in quanto nella lotta interna tra la pecora e il lupo a vincere è solo l'ottima musica.

Due anime che si rincorrono e si scontrano per dodici brani che hanno davvero poche sbavature. La produzione di Alessandro Gaben Gabini è eccellente, miglior lupo Viola non poteva trovare, per sporcare i suoni al punto giusto e far convivere melodia e rumore nel modo più naturale possibile. Il risultato è affascinante e assolutamente convincente, la voce di Viola poi dimostra diverse sfumature e rispetto all'esordio osa anche di più, la tavolozza di colori usata per dipingere questo connubio in quanto a generi musicali si intende, è varia alquanto, gli arrangiamenti, scarni ed efficaci ma non banali, con le chitarre assolute protagoniste, una ritmica intesa e un uso dei synth sempre opportuno, c'è davvero da sperare che Violante non ci metta altri otto anni per un terzo album.
Analizziamo le canzoni partendo proprio dai synth citati poc'anzi e dal brano d'apertura "Dreams": che si può appunto definire, synth pop, dall'andamento sinuoso, avvolgente, evocativo, piace in particolare la strofa, meno il ritornello, un pò scontato nell'attacco melodico... restiamo in tema synth e passiamo a "Systematic rules": dall'aria quasi vintage, più diretta e accessibile, con un ritornello trascinante.
Andiamo adesso su i brani più rock, come "Scared of my ghosts": da segnalare l'apertura melodica del ritornello, azzeccata in pieno e "Always late": un rock venato di blues, scarno e verace, con un ritornello che non ti aspetti convulso e ricco di fascino, chiudiamo il trittico col primo singolo estratto "We will save the show": una ballad rock, dal piglio anglosassone, dove Viola canta splendidamente, stop and go delle chitarre elettriche ad accrescere la tensione insieme alla sezione ritmica che viene stemperata dal ritornello, ottima, così come "You poison me": blues scuro e ammaliante, ricco, con un gran lavoro chitarristico che fa il paio con "Qualcosa deve essere successo": mood blues lento e ipnotico, cinematografico, "l'amore è dove vuoi farlo andare", si sente il gusto di Lele Battista, che mette mano anche al secondo singolo estratto, "Precipitazioni" col quale entriamo decisamente in territorio indie pop, il brano è piacevole e alquanto orecchiabile: "esci allo scoperto pieno di precauzioni inutili, esci allo scoperto non restare nell'ombra di te stesso" e lo stesso giudizio si può tranquillamente spendere per "Funny faces" e in termini di appeal radiofonico non è da sottovalutare neanche "Don't come close" coi suoi ritmi in levare, colorata dai synth. Chiudiamo la nostra rassegna con i chiaroscuri della marziale "Hey sister": che può contare ancora su un ottimo 
ritornello, colonna sonora tra l'altro di un film di Simone Gandolfo e la title track "Sheepwolf": oscura e criptica, ambigua, che potrebbe essere invece la colonna sonora perfetta per un film di Lynch.

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