Questione di tempo di Richard Curtis


"Lezione numero uno: puoi viaggiare nel tempo quanto vuoi, ma non puoi costringere una persona ad amarti”... “Questione di tempo”, che segna il ritorno dietro la mdp di Richard Curtis a dieci anni da “I love Radio Rock”, è una fiaba dai toni garbati, non proprio originale ma comunque gradevole e godibile. Un'infanzia apparentemente felice, un'adolescenza piatta, una mamma un po' snob che adora la regina Elisabetta, un papà presente che gioca per far vincere il figlio, uno zio simpatico ed un po' smemorato ed una sorella dolce e molto affettuosa. Ed allora dove sta l'inghippo? Il film, colmo di flashback, si annuncia in questo modo: “Che cosa accadrebbe se potessi rivivere ogni momento della tua vita?” Lasciamo che Tim (Domhnall Gleeson) raggiunga la maggiore età (che in America è fissata a 21 anni) e James (Bill Nighy), il padre... lo stesso padre che lo “redimerà”... una mattina qualunque, svela al figlio che tutti i maschi della famiglia possono andare indietro nel tempo... basta infilarsi dentro un armadio e... rivivere gli eventi che già si sono vissuti e magari... correggerli... così, quel ragazzo sfigatino, si prende qualche rivincita con le ragazze e con gli amici che lo trattavano da idiota... e la sua vita cambia quando per lavoro raggiunge Londra e viene ospitato a casa di un drammaturgo pazzo (Tom Hollander), amico del padre, che ogni tanto Tim “salva” con i suoi poteri magici... poi una sera, in un pub, al buio, incontra Mary (Rachel McAdams) ed il suo obiettivo (che poi è quello del film) è di conquistare la ragazza... ma attento Tim, “nessuno può prepararti all'amore... e alla paura”, l'amore non si conquista con i “giochi di potere”... perchè qualcuno ne pagherà le conseguenze... Richard Curtis, già regista di commedie di tutto rispetto come “Love Actually” e sceneggiatore di “Quattro matrimoni e un funerale”, “Nothing Hill” e “Il diario di Bridget Jones”... “disegna” il suo Tim come una Bridget al maschile, perchè Curtis ci ha abituato a commedie all'inglese davvero esilaranti, che portano alla riflessione ma pervasi come sono di una sottile ironia. Qui l'impianto non è proprio innovativo ma come negli antesignani infatti, c'è sempre alla base uno stravolgimento, la vita di un ranocchio che diventa principe, una donna un po' imbarazzante e un po' cicciottella “sfrenata dea del sesso”... ma comunque funzionano... in “Questione di tempo” però c'è qualcosa di nuovo... c'è tutta una malinconia di fondo che pervade la narrazione dovuta anche ai ricordi, ai rimpianti, ai dolori che sono parte di noi e che ci fortificano... nel film anche un omaggio all'indimenticato Jimmi Fontana e al suo “Mondo”... finale intenso, commovente... di addii e di rinascite...


“Ma poi c'è la seconda parte del programma di papà: mi ha detto di vivere due volte lo stesso giorno, senza cambiare quasi niente, la prima volta con tutte le tensioni e le ansie che ci impediscono di vedere quanto sia bello il mondo e la seconda volta, vedendolo...”




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