Sherlock vs Elementary, serie tv a confronto


Per la prima volta mettiamo a paragone due serie televisive molto diverse tra di loro ma che hanno un unico comune denominatore: Sherlock Holmes. Di serie sull'investigatore più famoso e sulla sua rispettiva spalla Watson nella storia telefilmica ce ne sono state (e ce ne sono tuttora) tante, a cominciare dal lontano 1954 quando Ronald Howard (ovviamente non quello di Happy Days, si badi bene) dava il primo volto per la tv al famosissimo investigatore. Poi fu la volta di "Sherlock Holmes e il dottor Watson", era il 1982, con Geoffrey Whitehead. Solo due anni dopo arrivavano dalla Gran Bretagna "Le avventure di Sherlock Holmes" con soli 13 episodi. Addirittura, nel 1996, conosceremo pure la nipote dell'investigatore, nella serie canadese "Le avventure di Shirley Holmes", serie indirizzata più ad un pubblico di teenagers.


E poi arriviamo ai giorni nostri, quando la BBC One con la collaborazione dei produttori esecutivi Steven Moffat e Mark Gatiss - già creatori e collaboratori di molti episodi di "Doctor Who" - decide di ridare nuova linfa al pazzoide investigatore con "Sherlock", regalandoci la migliore rivisitazione mai vista. Senza dubbi. Benedict Cumberbatch, attore che da il volto a Sherlock Holmes nel telefilm, è perfetto per vestirne i panni. L'attore da al personaggio una versione fredda ed introversa, così come viene descritto nei libri di Sir Arthur Conan Doyle. Il titolo del pilot è "Uno studio in rosso", che prende il nome dal titolo del primo libro che ha fatto conoscere al mondo il signor Holmes. 


Infatti la serie segue passo per passo i libri di Doyle, facendolo rivivere in chiave ovviamente più moderna, ma senza tralasciare il carattere ottocentesco del personaggio. Proprio per questo ogni stagione è formata da tre soli episodi. John Watson, che qui ha un passato da militare in Afganistan, è egregiamente interpretato da Martin Freeman. La coppia è ben amalgamata, unendo la razionalità di Watson alla follia di Sherlock. Gli episodi girano bene e l'ambientazione, ovvero la grigia Londra, ovviamente non fa altro che aggiungere forza e credibilità alla serie.


A differenza dell'altro Sherlock Holmes, quello di "Elementary", serie attuale che invece fa rivivere le avventure del personaggio a New York City (grave errore), è sorretta su una trama in cui il noto investigatore - in questo caso interpretato da Jonny Lee Miller, anche lui, per la verità, molto azzeccato nei panni di Holmes - è un consulente in Gran Bretagna per la Scotland Yard che si trasferisce negli Stati Uniti per disintossicarsi da alcool e droghe. In effetti, già nei suoi romanzi Doyle narra: "Sherlock Holmes prese il suo flacone dall'angolo della mensa del caminetto e la sua siringa ipodermica da un elegante astuccio di marocchino. Con le dita lunghe e nervose infilò l'ago sottile e arrotolò la manica sinistra della camicia. Per un po', osservò l'avambraccio muscoloso e il polso, costellati da innumerevoli segni di punture. Alla fine, infilò con un gesto deciso la siringa, premette il pistone e si abbandonò nella poltrona di velluto con un lungo sospiro di soddisfazione".


"Elementary" - che si riferisce alla famosissima frase "Elementare Watson" - serie della CBS ideata da Rob Doherty, però, è ben lontana dal fascino che invece possiede lo "Sherlock" della BBC. Già semplicemente perché il famoso Watson qui diventa donna, si chiama Joan, ed ha il volto della famosa Lucy Liu. Quest'ultima è senza dubbio una brava attrice, su questo non ci piove, ma l'accoppiata Holmes/Watson perde di attrattiva, spingendo il tutto verso l'oblio del sentimentalismo e dell'attrazione fisica tra i due protagonisti, che, invece di aggiungere, toglie quel fascino che regna nei romanzi di Doyle e nella serie di Moffat e Gatiss. Quindi, è vero, ci troviamo davanti due telefilm che seguono di base la stessa trama, ma in realtà sono ben diversi e qualitativamente ben lontani l'uno dall'altro. Il primo è uno dei telefilm inglesi più belli di sempre, il secondo è uno dei tanti, con delle novità di base come la location e il "cambio di sesso di Watson", perchè probabilmente i creatori fornire al telespettatore delle attrattive innovative, ma invece il risultato è stato l'opposto, in realtà non hanno aggiunto niente di buono alla trama principale. Non sempre nuovo è sinonimo di qualità.

Personaggi e doppiatori:
Sherlock Holmes della serie "Sherlock" (Giorgio Borghetti)
John Watson (Christian Iansante)
Sherlock Holmes della serie "Elementary" (Gianfranco Miranda)
Joan Watson (Barbara De Bortoli)



Commenti

  1. Sapevate che quasi tutte le serie tv britanniche in America vengono rifatte da capo con interpreti americani? E il risultato è quasi sempre penoso. Questo è uno dei casi più palesi. Si vede benissimo che Sherlock è britannica e Elementary americana o meglio... un americanata.

    Sherlock rivisita i lavori di Sir Arthur Conan Doyle in chiave moderna ma si vede che gli autori i libri gli hanno letti e ne rispettano sempre l'essenza, specialmente nel caratterizzare (magnificamente) i personaggi.

    Elementary, al pari degli Sherlock Holmes di Robert Downey Jr, non ha nulla a che fare con Holmes, è una pacchianata buona solo per il pubblico americano che con gli stereotipi e i luoghi comuni di cui è pieno ci è stato lobotomizzato. Da evitare come la peste francamente.

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  2. Sherlock è fondamentalemente una continua lode a Sherlock Holmes sempre perfetto manco fosse un dio, elementary è più distante dai libri ma almeno è uno Sherlock umano è nevrotico sbaglia ma si rifà. Mycroft di Sherlock è ridicolo al limite del comico, il Mycroft di elementary è di un altro pianeta.

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  3. In base a quale ragionamento dici che lo Sherlock Holmes di Sherlock è perfetto e non sbaglia? Credo tu non abbia seguito la serie o che lo abbia fatto superficialmente, o che tu stia addirittura parlando per sentito dire. Le tre stagioni sono pregne di sbagli e di mancanze di Sherlock. Sbagli e mancanze che lui stesso arriva a riconoscere nella terza stagione. E questo addirittura è un'aggiunta a quello che è lo Sherlock Holmes originale, perché a conti fatti, nel libri e nelle storie, Mr Holmes è molto più infallibile: la storia non è altro che un continuo elogio al suo genio (tanto che, spesso e volentieri, ci troviamo di fronte a spiegazioni abbastanza sbrigative che ne sottolineano solo la genialità. Noi lettori non siamo tenuti a sentirci partecipi).
    Quindi non capisco la tua critica per due motivi: primo, non è così che si presenta il personaggio; secondo, se così fosse sarebbe una perfetta trasposizione dello spirito del personaggio letterario. Io di mio sono convinta che sia più che giusto aggiungere umanità alla genialità, non avrebbe avuto lo stesso successo se Gatiss e Moffat non avessero optato per questa strada.
    Non mi dilungherò sul personaggio di Mycroft, che si è dimostrato di una complessità assurda. Ecco, il tuo parare su di lui mi dimostra davvero la superficialità con cui ti sei approcciato alla serie perché Mycroft è facilmente il personaggio più complesso.

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