Sayonara - Sayonara


Sayonara è il progetto solista de Il Lorenz, ex chitarrista dei Mad Martigan e attualmente colonna portante dei psichedelici Al Doum & The Faryds.
Sayonara è il suo omonimo esordio discografico. Lorenzo suona tutti gli strumenti avvalendosi di un bagaglio di influenze musicali molto eterogeneo. Il disco di apre con HOLY MAKERS, un brano impregnato di blues “alla vecchia maniera” con esplosioni di alternative rock anni 90 che ricorda i quei compianti gruppi di Seattle e stoner con distorsioni alla Queens Of The Stone Age. Il Secondo brano del disco si chiama proprio SAYONARA, inizia in modo lento, con un arpeggio sciabordante e con una voce graffiante e una batteria che sembra esplodere. Innesti di elettronica si possono udire, poi voci distorte e del sano noise che fa da ponte ad un arpeggio che potrebbe far pensare ai Sonic Youth, infine un solo in pieno stile alternative che fa finire il brano in sfumature incerte che sicuramente in sede live verrà sviluppato ulteriormente. E' la volta di LET ME TRY YOU WITH MY MAGIC POWERS, brano bizzarro con un intro ossessivo, un piano che mantiene un tema e la chitarra che fa I suoi innesti molto pulita. Il brano è versatile e le dinamiche sono ben bilanciate. AYAHUASCA!, ha sonorità ricercate che rimandano l’ascoltatore all’India, poi vi è una classica ma non originalissima esplosione rock che richiama quei suoni anni 90. Le dinamiche sono bilanciate, poco originale la voce che è di ispirazione Alice In Chains. Quinto brano SAME SEMEN, che parte con un intro noise, evocativo che anticipa un brano acustico, si odono trombe, e chitarre noise. Si sente l’influenza dei Radiohead di Kid A nella prima parte e dei Pink Floyd in generale. Voci sottili, fino alla classica voce rauca. Brano molto vario e ben arrangiato, forse un po’ ripetitivo. Arriviamo così a ROCKERS, con una batteria alla Queens of the stone age, dal forte impatto stoner. Un bel groove accompagna il pezzo e un bel gioco di dinamiche lento/forte rende il brano versatile. Settimo brano UBRIAQUE, dal sapore country, è come trovarsi in un vecchio locale circondati da Cowboy, poi l’esplosione rumorosa  e possente per accentuare e abbellire le dinamiche e stravolgere le atmosfere da farwest, anche qui non mancano piccoli riferimenti alla musica anni 70. RESIST, inizia con un intro di radio che sembrerebbe un tributo a Song for the Deaf dei Queens of the stone age, poi parte un brano acustico che dopo la prima strofa si apre in pieno stile Foo Fighters.
La voce è senz’altro il filo conduttore dell’intero lavoro, che è ben fatto, ma durante l’ascolto può risultare poco originale poichè non tende alla versatilità ma all’omogeneità.

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