Capra - Sopra la Panca


L'esordio solista di "Capra" dei "Gazebo Penguins", "Sopra la panca", è un album decisamente personale, intimo, perchè è come se il nostro sfogliasse insieme a noi il suo album dei ricordi più importanti e li commentasse con frasi taglienti e precise, quasi a voler mettere un punto per andare avanti con nuova linfa. Quello che piace è appunto questo sguardo netto, solo apparentemente distaccato che magari "sotto la panca" Capra non crepa di certo ma magari si strugge finanche. Ma è evidente che più a cuore aperto di così è difficile se non impossibile immaginarlo. Perchè "Sopra" Capra canta fondamentalmente d'amore, amore nello rivedersi "quasi" alle prime armi, come a metafora dell'esordio attuale stesso, in campo musicale, così come in amore e nella dicotomia padre/figlio generazionale, perchè adesso tocca a lui. La soluzione è secondo lo stile, ironico e raffinato al tempo stesso: "imparare a memoria il proprio codice fiscale" per ricordarsi sempre chi si è realmente, di quanto sia importante la gavetta fatta e di continuare a crederci sempre come "una prima volta" affinchè la fine si faccia i giri suoi. 10 brani musicalmente apparentemente semplici, ma costruiti come si deve in fase d'arrangiamento che sa come mettere in risalto fra virgolette le parole ma che sa anche ed eccome far venir voglia di ballare scomposti, punk rock, ironia, lucidità e... sincerità che arriva.


"Il lunedì è la domenica del rock": cavalcata punk, coi riff ben assestati e melodia centrale: "se tu mi chiedessi che cosa ho fatto negli ultimi due anni tra le altre cose ti parlerei di 12 canzoni che poi ho suonato per 130 volte fino a star meglio senza"



"Galline": "vorrei comprare un lama ho una capra tibetana ma faccio salti mortali per sfamare gli uomini" altra botta punk dal piglio irriverente e trascinante



"Diciottenni": "ho già la barba e i capelli che incominciano a imbiancare lo dico onestamente non mi do da fare quanto i diciottenni" da pogo puro a esorcizzare la vecchiaia: 

"ho già un principio di mal di schiena quando porto l'ampli sulla schiena"


"Scaletta": "se le prove vanno male si continua a provare se le prove vanno bene si continua uguale" i ritmi si abbassano con la potenza melodica nel ritornello in evidenza



"Margherita di Savoia": filastrocca che parte subito sparata per poi rallentare opportunamente nei momenti topici per "un continuo crescendo" a fare i conti con nemici/amori passati che tornano improvvisamente in mente, in Puglia: "tu sei per me quella partita a ping pong che non dovevo giocare"



"Pierre Menard": evocativa e intensa con la tensione che esplode nel momento giusto, amplifica quanto meno musicalmente il discorso intrapreso nella traccia precedente: "se potessi riscrivere la mia storia con te farei come Pierre Menard" questa frase dice tutto, Borges apprezzerebbe sicuramente.



"La finta non è la fine": "Si finisce a far finta di niente quando si è quasi alla fine e allora io non finirò mai" ossessiva nel suo incedere martellante, decisamente godibile.



"Mio padre faceva il fabbro": come sopra, nella ripetizione iniziale: "mancavi solo tu", poi si stempera di colpo cambiando atmosfera, con l'emozione a crescere ascoltando per bene le parole: "la prima colpa che sei svenuto ero a suonare e anzi che smettere per sempre eccomi qua"



"MVLGRL": punk rock d'assolto, semplice e d'impatto, con testo a regola d'arte:  "ma un consiglio so che ve lo posso dare impara a memoria il codice fiscale sbaglio le lavatrici coi soldi nei vestiti"



"Reset": "ma ora è più importante controllare le tue coperte e chiudere le imposte" ancora assalto all'arma bianca iniziale per poi giocare sull'accumulo di pathos, già fatto in questi solchi, ma in fin dei conti è una sentita dedica alla prole e quindi anche se lo schema è noto, il risultato finale è sicuramente apprezzabile: "non voglio illudermi ma guardarti addormentare cancella un pò di paure"


Commenti

Translate