Se Dio Vuole di Edoardo Falcone


                                                   



- "Mi sono scaricata Gesù di Nazareth" 
- "Quello di Zeffirelli?" 
- "Perchè lo conosci? No, non mi dire il finale"

Tra fede e ragione, tra i sorrisi, si consuma l'esordio alla regia di Edoardo Falcone, già noto come sceneggiatore, "Se Dio vuole" è un film garbato, che scorre con piacevolezza, che strappa più di una risata ma che alla resa dei conti non riesce a esser  per davvero profondo, ne davvero divertente, come vorrebbe, per appunto voler tenere il piede in due staffe, per la giusta ambizione potremmo dire che un'opera prima deve avere, apprezzabile il tentativo, difficile se non impossibile centrare l'obiettivo al primo colpo, anche perchè l'esile intreccio, la morale didascalica, i tempi narrativi... sono più adatti alla televisione che al grande schermo. Ma naturalmente non è tutto da buttare, a cominciare dal sempre bravo Marco Giallini, chirurgo che a differenza di Dio, che in fondo non esiste, le vite le salva per davvero, che viene a scoprire che suo figlio vuol farsi prete, che era meglio se era gay per far capire la reazione del genitore una volta venuto a conoscenza della verità. Il mentore del ragazzo, una sorta di santone populista affidato a Alessandro Gassman, ex ladro convertitosi, è reso più da macchietta rispetto al medico di Giallini, col quale incrocerà i guantoni metaforicamente, nel dipanarsi semplice e atteso di un rapporto di amore e odio che farà accettare e capire al genitore la scelta del figlio e che forse non siamo soli in questo universo, prima ovviamente del finale, funzionale comunque, pur nella sua estrema banalità. Nel mezzo, grazie ai personaggi interpretati da Laura Morante e Ilaria Spada, si prova ad analizzare timidamente e in chiave comica "il rapporto di coppia di lunga durata". Fondamentalmente siamo di fronte a "tesi, antitesi, rivelazione, scontro, riappacificazione", tutto perfetto e tutto sin troppo lineare, non ci sono strappi o crepe nella struttura, che dovrebbero portare lo spettatore a riflettere sul tema filosofico principale (o su quello flebile amoroso), che quindi finisce col perdere mordente, che non è reso a sufficienza di contro alle situazioni comiche che mancano quasi del tutto, a livello di gag, (anche se quella a tema Gigi D'Alessio merita di certo), deputate per lo più a dialoghi ben scritti ma che anche su questo versante non riescono ad andare oltre. In estrema analisi, si può vedere, ma la sensazione è quella di bere un bicchiere d'acqua fresca, più adatto di certo a un contesto casalingo.

"Il prete è un mestiere anacronistico"

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