Abbiamo intervistato Lo Straniero, giovane band che ha esordito con il disco omonimo. A loro un paio di domande e curiosità.
Raccontateci come nasce il
vostro primo album, dell'incontro con la Tempesta, se le canzoni
erano tutte già pronte o è stata un'evoluzione costante? Come avete
lavorato sui pezzi?
I primi due anni sono
stati intensi. C’è stata affinità in fase compositiva: in pochi
mesi avevamo quindici brani e molti strumentali poi messi da parte.
Alcune canzoni come “Speed al mattino”, “Nera”, “1249
modi”, “Sotto le palme di Algeri” sono entrate subito in
scaletta. In fase di registrazione Gianni Masci ci ha aiutato a
rivedere le ritmiche e ad essere più fruibili, mentre Ale Bavo ha
limato alcuni aspetti un po’ troppo naïf. Nel frattempo
continuavamo a lavorare sui beat, gli intermezzi e sulla scenica del
concerto. Una volta concluso il disco lo abbiamo proposto a Tempesta,
che lo ha accolto con entusiasmo. E' un disco nomade, registrato in
varie città nel corso del tempo.
Come avviene in generale
la fase di composizione di un singolo brano? Avete un metodo oppure
l'ispirazione comanda il processo?
L’ispirazione è
importante, imprevedibile, ha i suoi tempi ma va coltivata. Alcuni
brani sono nati improvvisando su un riff di tastiera, un giro di
chitarra o su un pattern tenuto in loop per ore, altri invece sono
stati scritti di getto in un momento particolarmente ispirato, altri
ancora più pensati e razionali. Pur essendo un processo spontaneo
c’è sicuramente un metodo: scrivere canzoni è una cosa che
assorbe completamente e che richiede dedizione e tempo.
Poetici, ironici ed
eleganti quanto c'è di voi in queste tre parole?
Potrebbero descriverci
perché sono aggettivi a cui spesso facciamo riferimento, ma la
poesia è qualcosa di più: mi viene in mente Hesse che in “Berceuse”
racconta una sua notte insonne! L’ironia irriverente dei disegni di
Joan Cornellà. L’eleganza di Bowie, il 2016 è stato il suo anno.
Il tema centrale
dell'album è assimilabile a un percorso di crescita in un certo
senso, dall'adolescenza all'età adulta?
E’ una chiave di lettura
a cui non ho mai pensato. Le storie sono eterogenee e le parole
possono portare ogni volta a rimandi diversi. Si tratta di un disco
in cui si intrecciano mondi reali e immaginari, costruito in modo
tale che il testo non sovrasti la musica e viceversa, e che vuole
lasciare spazio all'immaginazione. Infatti, anche se il linguaggio
comune dei protagonisti ti pone vicino a qualcosa di molto concreto e
quotidiano, la musica ha il potere di viaggiare attraverso mondi
lontanissimi.
Ascoltando l'album si ha
la sensazione di una certa genuinità nella proposta, che il vostro
sound non sia necessariamente figlio del momento... nonostante gli
anni '80 per così dire la facciano da padrone e come abbiamo scritto
nella recensione "il mood" di riferimento è quello
Abbiamo scelto e ricercato
una nostra linea al di là dell’attualità e del passato,
sicuramente senza voler riesumare nulla. Gran parte delle tracce del
disco sono state registrate nel nostro home studio. A noi suona
essenziale, diretto. Se veniamo accostati agli anni ’80 per
l’utilizzo di synth, sequencer e campioni o per il linguaggio va
bene, ma noi pensiamo di essere altro.
C'è qualche artista a tal
proposito che vi ha influenzato particolarmente, di quel periodo o
non?
Da parte nostra è
difficile riconoscere qualcosa di preciso, ma abbiamo subito il
fascino degli anni ’80, un momento irripetibile non solo per il
fervore artistico.
Prossimi eventi live ed
eventuali progetti per il futuro?
Sabato 3 settembre saremo
all’Onde Music Day a Cervinara (AV), il 9 settembre al Reset
Festival al Cap10100 a Torino, poi il tour proseguirà in autunno.
Vogliamo continuare a suonare, dischi e concerti che ci aspettano.
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