La Scelta – Colore Alieno


La SceltaMattia Del Forno, cantante; Francesco Caprara, batterista; Emiliano Mangia, chitarrista; Marco Pistone, bassista – torna a quasi dieci anni dal primo album e dalla prima e unica partecipazione al Festival di Sanremo. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, compreso un lungo tour con Ron, che duetta con la band in “Le foglie e il vento”, rifacimento del famoso brano del 1992. Un anno fa esce il nuovo singolo, “Tamburo”, primo estratto dall'album “Colore Alieno”, dal quale dal 17 ottobre è stato estratto anche il secondo singolo: “Transoceanica”. Il sound de La Scelta, anche a distanza di quasi un decennio, rimane pressoché immutato, risultando un buon album pop/rock, molto ritmato e con sonorità a volte anche un po' africane, nello stile del brano presentato a Sanremo, “Il Nostro Tempo”, dove il gruppo arriva secondo classificato nella categoria Nuove Proposte, alle spalle dei Sonhora. 
Ma anche un po' di reggae e di elettronica alla base di un album nel quale il gruppo mette una maturità che si sente più nella musica che nei testi, ma si avverte anche che la strada percorsa e la personalità sono sempre radicate e forti, come per rimarcare che loro sono questi e che, sì, si cresce, ma che si rimane sempre in fondo quelli che si è sempre stati. E l'essere de La Scelta sta perfettamente e totalmente dentro un album “alieno”, inteso come alienazione del mondo che ci circonda, dove perfino quei “colori” del titolo diventano alieni in un mondo che sta diventando sempre più virtuale e dove nessuno si accorge più dei dettagli, delle piccole cose. Sono brani quindi accomunati dalla necessità, dal bisogno, dal desiderio di scrollarsi di dosso un po' di quei colori fittizi di uno schermo a favore dei colori reali, tangibili, dei suoni e delle armonie del mondo. La musica è più incisiva rispetto ai testi, dove è molto presente l'amore in ogni sua sfaccettatura.

"Saturno. L'Inizio": il brano che apre l'album è un intro quasi esclusivamente strumentale e molto easy, con note lunghe ed ampie, dove la voce di Del Forno arriva solo alla fine: “Se chiudi gli occhi io sono qui e ti guardo così... ancora adesso”.

"Alieno": “Perso per strada come un alieno, mondo mio, non ti riconosco più... o forse sei tu che non riconosci me”, con sonorità internazionali, dal testo un po' ripetitivo, ma che racchiude tutto il senso di ciò che vuole dire l'album, dove si denuncia la speranza di trovare ancora oggi una singolarità che ognuno di noi dovrebbe avere, nonostante il mondo corra troppo in fretta.

"Transoceanica": “Fammi viaggiare, fammi sognare, sento il profumo di nuovo che sa di mare”, molti synth, ritmo cadenzato e costante, che formano un brano orecchiabile ma poco incisivo nel testo.

"Tamburo": il primo singolo tratto da “Colore Alieno” ricorda molto quel “Nostro Tempo” di nove anni fa: “Il mondo si spacca ed il ritmo vi attracca”. Già dal titolo si intuisce che il ritmo è prorompente, con un tamburo protagonista e incorniciato da sonorità afro che spingono a danzare.

"Vento": è un po' il continuo del pezzo precedente, anche se in questo caso i ritmi etnici sono più tenui, le voci quasi sussurrate, dove Del Forno duetta con Saba Anglana, cantante italo-somala: “Ascolta il respiro del vento per ritornare da me”, tra i pezzi più interessanti dell'album.

"La Fiamma del Momento": è decisamente il pezzo più pop/rock dell'album, con molta elettronica, parecchio commerciale, dove si torna a parlare d'amore, come nel pezzo precedente e che schiaccia l'occhio un po' ai Negramaro: “E se l'inverno ci sorprenderà, riaccenderemo col vento la fiamma del momento”.

"Argilla": canzone d'amore pop dal ritmo più sommesso, ma con chitarra e batteria sempre molto presenti, meglio nel ritornello che nella strofa: “allora amore mio andiamo via ci troveranno con le mani aperte sulla vita tua e sulla mia”.

"Solo Parole": “Sarò il tuo tormento, sarà il tuo lamento che non ci dividerà”, brano cadenzato e molto ritmato, dal sound anni '90.

"L'Oro Vero": l'unica vera ballata arriva dopo parecchio ritmo, un brano intenso, con archi e pianoforte che sostituiscono egregiamente chitarra e batteria, anche il testo ne acquista diventando uno dei pezzi più riusciti dell'album: “Io che pensavo di non riuscire più a cambiare, vedo altro di me” e cresce sul finale...

"Eterno Contrario": torna un po' il ritmo, con la voce di Del Forno che qui canta più sommesso, quasi un parlato, con note lunghe e tenute sul refrain: “Il domani che sognavo da ieri è l'eterno contrario che mi da felicità”

"Le Foglie e il Vento (feat. Ron)": rifacimento azzeccato e più “esotico” di uno dei brani più belli e conosciuti di Rosalino Cellamare: “Se guardi dentro agli occhi, devi stare attento, perché c'è il mare in fondo agli occhi e puoi cascarci dentro”.

"Colori": è la canzone con più personalità, un mix di tutto quello ascoltato finora, un brano molto intenso e corale, che a tratti ricorda i Coldplay: “Io non sono di ghiaccio, sono di passaggio e mi salvo ogni giorno solo se mi stai accanto”.


"Saturno. La Fine": Si chiude come si inizia, con un pezzo quasi interamente strumentale, con dei cori a fare da cornice.

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