“Perché non cambio mai come fanno tutti gli altri?” Si chiede Dente nella traccia di chiusura del nuovo album omonimo, a 4 anni di distanza dai bozzetti di Canzoni per metà. A non cambiare, per fortuna è la penna del Peveri, che ancora una volta è capace di rappresentare piccoli e grandi emozioni con immagini nitide ed efficaci. Cambia invece il vestito sonoro, con la produzione affidata a Matteo Cantaluppi e con gli arrangiamenti curati da Federico Laini. Ne viene fuori un album pop moderno dove ogni cosa è al suo posto e dove gli anni 80 la fanno da padrone. Canzoni che suonano levigate, pulite, precise, ordinate… canzoni estremamente logiche e conformi al pop italiano di oggi. Quello che a noi è sempre piaciuto di Dente, anche nei suoi album meno riusciti, era sempre quella voglia di uscire fuori dagli schemi, di procedere anche solo per piccoli scarti, ma andare comunque oltre. La sua scrittura, quella si che “non cambia mai” riesce a non farsi risucchiare dalla “confezione” ma non basta a farci considerare questo album un lavoro pienamente riuscito.
“Anche se non voglio”: mood anni ’80 e melodia presa in prestito a Lucio Dalla “Ma io solo vivo solo se mi tocchi, solo quando ti guardo negli occhi”
“Adieu”: “I ragazzi lo sanno bene quanto costa la fantasia” arrangiamento minimal con ritornello zuccheroso “non sono solo le parole che uccidono anche il silenzio può fare male”
“Cose dell’altro mondo”: easy pop d’antan: “ti dirò del giorno in cui ti ho dimenticato e che sei sempre uguale, ma di noi due che cosa rimane”
“Tra 100 anni”: bene la strofa dalla ritmica avvolgente, meno il ritornello con la melodia decisamente prevedibile: “quanto conta Dio e la fortuna quante volte sei stato sulla luna quante cose ti hanno regalato quante cicatrici hai cancellato”
“Sarà la musica”: “io non capisco i giovani di oggi, i giovani di ieri, quelli di domani” bel sound e bel testo, che riflette anche sulle mode musicali del momento: “i giovani talenti dei miei coglioni”
“Trasparente”: suggestiva e malinconica, “mi vedo in una vetrina, nessuno sa come mi chiamo, nessuno me lo chiede, sono solo un uomo che cammina”
“L’ago della bussola”: “sei così bella che stanotte anche le stelle si nascondono” filastrocca zuccherosa, troppo: “L’unico difetti che hai sono io”
“Non te lo dico”: coi fiati e il ritornello marchio di fabbrica del nostro: “sarebbe bello essere normali e stare bene invece scrivo una canzone ma non te lo dico”
“Paura di niente”: “uscire dalla porta di servizio è una possibilità, io non mi perdonerò e tu non mi perdonerai” morbida e sospesa
“La mia vita precedente”: funk leggero “venivo a prenderti e andavamo a vedere dei concerti eri tutta la mia vita, ero tutta la tua vita”
“Non cambio mai”: ballad evocativa con un buon testo: “oggi cammino nel fango ma non lascio impronte se mi guardi bene in faccia me lo leggi sulla fronte”
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