Colapesce - Resoconto Live - Teatro Nuovo Montevergini - Palermo 15 aprile 2012



Arriviamo al Teatro Nuovo Montevergini per la prima volta e sinceramente non ci saremmo mai aspettati di trovare una chiesa al suo posto. Una chiesa sconsacrata che adesso funge da teatro, infatti, fa da cornice al concerto di Lorenzo Urciullo,da Siracusa, in arte Colapesce, che si affaccia sul palco (in ritardo per problemi tecnici, ma l’attesa è del tutto ripagata) con un gigantesco casco da astronauta. Ovviamente scatta inesorabile il sorriso, sorpresi da un esordio così inatteso. La musica si infrange sugli alti tetti dell’ex chiesa ed irrompe in scena con il brano che da il via all’album Un meraviglioso declino: “Restiamo in casa”. Non ci poteva essere inizio migliore. 
Si vede che è molto emozionato, quasi si nasconde dietro quella chitarra acustica che le è tanto cara e che gli fa un po’ da scudo. Continua la musica, in quel giro di suoni accattivanti, protagonisti del brano: “Un giorno di festa”. Poi è la volta di uno dei brani più affascinanti del suo repertorio: “Satellite” a cui fa seguito “S’illumina”. Poi  un doveroso passo indietro, a quel 2010 che lo ha visto nascere musicalmente col nome Colapesce. E dall’EP di due anni fa, arriva infatti: “Fiori di lana”, frammento che ci riporta a timbri anni 70, romantico e delicato nella vocalità… “Alberi di prosa e nostalgia e un’antenna che trasmette solo te…”E ancora, è il turno della bellissima: “Quando tutto diventò blu”. 

Si ferma la musica per qualche secondo, mentre l’applauso del pubblico fa da sottofondo e i quattro elementi del gruppo si allontanano dal palco. Colapesce rimane da solo con la sua chitarra e fa vivere un' esperienza emozionante, quasi sembra di entrare in un’altra dimensione con: “La distruzione di un amore”… “Come quando sono a un palmo di naso dalla tua pelle e non riesco a sfiorarti…”. Ritornano in scena i compagni di avventura di Lorenzo, è palpabile la sintonia che c’è tra di loro, si capisce che non sono solo colleghi di musica ma anche amici di vita. Continua il concerto con: “Oasi”!

Torna all’acustica ed inizia a sciogliersi. Il peso della corazza si fa più leggero, adesso si muove, saltella per il palco a ritmo di musica e prima di cantare dice: “Questo brano parla della sinistra del nostro paese sempre più rilegata nelle biblioteche”. Parte giustamente un applauso che lui blocca dicendo: “Non c’è da applaudire… c’è “ri chianciri”, come si dice dalle nostre parti”. Tra le risate, parte la musica che sembra quasi una marcia, un’andatura ritmata, che si sposa perfettamente alle parole… “La zona rossa”. 

Siamo così arrivati al decimo brano che il nostro presenta così: “Questa canzone parla di teste di min… Siracusa è piena… non so se da queste parti ci sono!”, così parte con “I Barbari”! Poi passa al brano che chiude l’album ed anche la prima parte del concerto: “Bogotà”, un testo stupendo che ci fa capire ancora di più, quanto bravo sia questo giovane talento siciliano… “Io la notte ancora sto sveglio a pensare al tempo che ho perso e ne accumulo altro…”. Parte un lungo pezzo strumentale di chiusura, in cui Lorenzo, insieme agli altri, si cimenta in un ballo letteralmente scatenato...

Il concerto dovrebbe finire qui, ma la buonanotte è opportunamente da rimandare, il pubblico non è ancora del tutto sazio… ha fame e ha ancora bisogno di musica e lui naturalmente torna presentando i colleghi di palco: Toni Valente alla batteria, Giuseppe Sindona al basso, Francesco Cantone alle tastiere, Vince Vignolisi alla chitarra elettrica e controcanti. I bis iniziano con: “Sottotitoli” e continuano con la cover di Leo Ferrè, cantautore, poeta, scrittore scomparso nel 1993. Pezzo presente nel primo album dell’artista siracusano, dal titolo: “Niente più”. Appena inizia a cantare si ferma dicendo che si è dimenticato il testo, si gira verso Giuseppe Sindona alla sua destra e chiede aiuto, il pubblico ride, è un momento divertente. Riparte dopo qualche secondo, facendo rivivere questa meravigliosa interpretazione rendendo merito a un altro grande artista.

Il concerto continua con un altro brano dell’EP del 2010: “Amore sordo”. Bellissimo frammento musicale, in una versione leggermente più allungata, per farcelo assaporare al meglio: “Per capire poi, quanto male c’è in noi… parleremo ma l’amore è sordo…”. I musicisti lo lasciano da solo ancora una volta ed è il momento di ascoltare la meravigliosa: “Sera senza fine”, quasi sussurrata, strimpellata, come se fossimo intorno ad un falò la notte di ferragosto… “Prossimo a pensare che sia il paradiso e stavolta si… la sera è senza fine… con i piedi freddi nascosti dalla sabbia e una cicca che illumina il tuo viso… e stavolta si… la sera è senza fine…”. Chiude e saluta con: “Le foglie appese”. Tra gli applausi, il pubblico si alza in piedi per salutarlo, i cinque si inchinano e Lorenzo ringrazia, anche se forse dovremmo essere noi a ringraziare lui per quest’ora e mezza suggestiva, ricca di intense armonie.

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