manzOni - Cucina povera




Luigi Tenca coi suoi manzOni torna con questo Cucina povera a un anno dall'ep L'astronave a regalare altre prelibate pietanze. 
Un album altamente suggestivo, ricco di trame chitarristiche e senza ritornelli, post rock di inspirazione Constellation e visceral cantato alla Piero Ciampi recitano le note stampa. Canzoni come fotografie che ritraggono situazioni, oggetti, persone e sentimenti in brutale semplicità, impressioni, istanti... con orgoglio, intensità e tensione che è più un crescendo emotivo vero e proprio o ancor meglio, i nostri tratteggiano, lasciano intravedere dal punto di vista testuale, descrivono un momento, un ricordo, un'immagine, che è nitida già nella sua forma base, nella sua prima impressione, i suoni fanno il resto, approfondiscono il discorso, lo colorano di sottotesti, specie da una parte "rigorosamente emozionale". Strutturalmente "il gioco" è questo per gran parte dei brani, ovvero il tema, la storia, la situazione è riversa sul tavolo, la musica fa il resto, spiega in un certo qual modo, come a dire:
"Hai capito di cosa sto parlando, bene adesso vieni con me, lasciati trasportare" e funziona non c'è che dire e non stanca, cosa più importante.
Ovviamente non stiamo parlando di un album per tutti, però con il giusto approccio non è difficile aver voglia di addentrarsi più a fondo in queste istantanee di vita:

"Mario in diretta tv": come da una nuvola tossica e psichedelica si scorge la figura di Mario, (che sembra farsi largo quasi come in mezzo alla nebbia), operaio che bestemmia in diretta tv, prima di ripartire con rinnovato furore, traccia d'apertura incisiva e intensa:

"e la bestemmia sfugge alla censura del bip che non esiste in diretta, la telecamera si sposta su un autunno di una piazza a Roma"

"Dal diario, a mia madre": un mood post rock, fra atmosfere "sospese" a tratti psichedeliche che procede come una marcia solenne c ipnotica, immerso nei ricordi:

"e una mercedes prepotente invadente che impedisce alla mia panda di uscire e il paradiso già non c'è più"

"Scusami": "... se ti amo ancora"...  rimaniamo ancora sui territori musicali che avevamo descritto prima con meno spazio alle parti strumentali, l'atmosfera è rarefatta, il sound dilatato... per uno dei testi migliori del lotto:

"e la pioggia che cade somiglia troppo alle tue lacrime che non sopporto"

"... Ed ecco l'alba": "liberami almeno il sogno cambiandomi di turno a primavera" una sorta di talkin (blues più che altro come essenza) su un mood elettronico scarno, dissonante e magnetico, con un testo che si concentra sulla realtà "piccola" dove quotidiano e oggetti assurgono a significanti:

"un orologio di nervi è padrone anche nei miei sogni"

"Una garzantina": "il tuo linguaggio è incomprensibile per un sentimento semplice"... lanciandoci in un paragone che più azzardato non si può, è questo... un brano, che avrebbe dovuto scrivere Vasco, certo lui poi ci avrebbe messo un bel ritornello spacca classifiche nel crescendo emotivo e via dicendo... e andando più indietro nel tempo come non pensare a Piero Ciampi, magari oggi lui l'avrebbe vista proprio così... anche dal punto di vista del crescendo musicale da brividi nella seconda parte... troppe parole per dire che "Una garzantina" è un piccolo gioiello di rara bellezza:

 "sai cosa c'è per colazione è una domanda non il tema per una laurea"

"A mio padre": arpeggi di chitarre che pian piano si insinuano mescolandosi tra i ricordi per un crescendo ritmico che è soprattutto emotivo: 

"in corriera non si fuma più e nemmeno in casa, mi sarebbe piaciuto fumare con lui tra i gerani, un'extralight"

"Dimmi se è vero":" che i sogni li trovi che dormono abbracciati sporchi di sabbia"... nostalgia e fierezza che si mischiano ancora una volta in un tripudio di chitarre .

"In Toscana": "ti assicuro avevo prenotato anche il sole non doveva piovere quel giono".... ancora le chitarre prima ipnotiche poi lente e marziali a colorare "stati d'animo".... ancora quella sensazione da Piero Ciampi tra testo e atmosfere che non dispiace affatto:

" e servirebbe un produttore di felicità simultaneo che ti facesse capire che anche senza sorridere sono felice qui con te anche con la pioggia"

"La strada": "...è lunga come quelli che augurano buona fortuna all'imperatore nero"  un reading teso e avvincente ("soprattutto sapendo cosa vuoi sentirti dire") che porta le stigmate della solennità e finisce come del resto ci si aspetta in un muro di suoni, a chiudere degnamente questo album:

"mi hai detto che stasera devo parlarti"

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