Samuele Bersani - Nuvola Numero Nove



Registrato negli studi di Via D'Azeglio a Bologna, da dove Bersani era partito e con Lucio nel cuore, "Nuvola Numero Nove", "partiamo" dal titolo, a quattro anni di distanza da "Manifesto Abusivo", non è nient'altro che la traduzione letterale di "Nine cloud" che è un'espressione che invece indica lo stare "Al settimo cielo". Ne deriva per logica conseguenza un lavoro diretto ed efficace, meno ricco di trovate strumentali rispetto al passato, ma non per questo meno ricercato nei suoni... 
più immediato dal punto di vista testuale, ma, ci tocca ripeterci e siamo ovviamente contenti di farlo, non per questo meno poetico o affascinante, nelle metafore o nei giochi linguistici, capace di colpire, arrivare, con pennellate magistrali di una semplicità disarmante che lasciano paradossalmente senza parole... a cominciare da "En e Xanax": vero pop d'autore, primo singolo estratto non a caso, cantilenante nella strofa a rischio assuefazione, con una stupenda apertura melodica del ritornello, per non parlare del testo: 
"Se non ti spaventerai con le mie paure, un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle, in due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore e su di me puoi contare per una rivoluzione, tu hai l'anima che io vorrei avere"
Se in "Giudizi Universali" il nostro cantava la fine di un rapporto, qui, è esattamente l'opposto, ma la canzone è assolutamente dello stesso livello se non "esageriamo" addirittura superiore.
Restando in tema passiamo subito a quella che a questo punto può considerarsi la title track, ovvero "Settimo Cielo": "Non voglio più sentir parlare di paracadute quando sto al settimo cielo con ali nuove e sai che cosa  direi? Che io senza di te mi chiudo in una bolla di cemento e tu che cosa dirai? In questo caso non c'è risposta più paurosa del silenzio" con le chitarre sugli scudi, col kazoo a intervallare e un incedere incessante... ma bisogna tornare necessariamente alle parole che aprono il brano:
"La prima volta che ci incontreremo ancora, non avrò la colpa di lasciarti andare via da sola..." che chiariscono la storia di "Desirée" e l'ansia che sembra attenagliarla in autobus da sola... traccia dal mood sognante, tendenzialmente acustica, con la chitarra ancora una volta in evidenza: "E'una mattina in cui le nuvole battono i taxy in velocità e le altalene si credon libere di dondolare per propria volontà", il riferimento alle nuvole è altresì esplicito e rimanda ancora una volta al titolo dell'album, pare stando alle interviste lette qua e la, che i due si siano incontrati per la prima volta proprio sotto casa di Lucio... come a dire, se il destino non è un'opinione... c'è da segnalare che Bersani per questo brano, ha collaborato con Gregorio Salce e Matteo Fortuni, dopo averli scoperti su youtube... e non andiamo oltre...
A far da contraltare "Al settimo cielo" ci sono i rapporti conclusi che pretendono la propria parte, il proprio sfogo legittimo, si passa dall'ironia della traccia iniziale: "Ogni riferimento, ogni dettaglio è meglio se non c'è... lalallala", "Complimenti!": dalla ritmica trascinante e con le voci che si accavallano e sembrano abbracciarsi, dal punto di vista testuale sembra quasi ripercorrere le orme di "Coccodrilli", ci sono ancora infatti lui, lei, l'altro e un usuraio sostituisce l'agente immobiliare o anche "Valzer nello spazio" a dirla tutta, della serie "E avete già deciso di fare a meno di me"... ma musicalmente il riferimento alla prima, è di certo più confacente:
"Tra i due litiganti un terzo incomodo c'è si fa avanti un usuraio dei tuoi sentimenti e te lo dico anche fuori dai denti.. complimenti!"
Alla rabbia del tradimento vero e proprio..."Tu non segui una strategia tu conosci solo il tradimento" di "Spia polacca": che ha un non so che di Vasco Rossi nella strofa, specie per l'uso delle chitarre elettriche che punteggiano le parole e il piglio "minaccioso" che si stempera nell'amarezza e nel ritornello sospeso per poi riassumere a se stessi la verità con lucida amarezza: "Come uno spettatore pagante ho assistito alla tua recita, riconosco il talento, la vocazione per lo show e la stoffa del teatrante, la migliore dei giuda che ho visto in palcoscenico, sei perfetta per quella parte" con la collaborazione di Gaetano Civello... che viene sviscerato con razionalità in accettazione seppur dolorosa: "Reazione umana": "Se non facciamo più caso ai mosconi che ci ronzano sopra e ci mettiamo come scimmie in disparte a leccarci la reciproca coda, se abbiamo infranto una regola sacra che andava solo difesa, se ci invadiamo a vicenda i confini e ogni volta diventa pretesa" strofa da brividi e ritornello affatto banale, morbido e avvolgente, che non esplode se non nel solo di chitarra elettrica: del resto "trovare un brivido e forse già un segnale" e persino perdono, in "Ultima chance": giocando sugli accenti, ballad venata di un soul leggero, con un bel solo di armonica nella parte finale: "Tu hai la mia pietà per l'odio che ti ha riempito di manie, io ti perdono anche in nome di una mia grande libertà, non chiedo garanzie".
Uno sguardo vero e proprio sul sociale non può di certo mancare, e allora ecco le difficoltà della giovane matricola di turno che vorrebbe scappare da Bologna, appena arrivato, in "D.A.M.S.", dove per certi versi è l'adolescente cresciuto di "Lato Proibito" (anche dal punto di vista musicale) a parlare: "Ho la mimetica da militare anche se sono pacifista, ho le cuffiette sulle orecchie, neanche una canzone è entrata in testa, analfabeta dell'amore, grande esperto di pornografia, fra astinenza e abuso avrei dovuto immaginarlo prima che un giorno al posto del futuro mi sarei trovato un tanfo di presente vecchio e già scaduto, ho da telefonare a casa per non dire ancora una bugia, taglio e li saluto", l'incomunicabilità che per prosegue in "Chiamami Napoleone": marcetta blueseggiante, con cori alla Dalla, semplice e diretta, con un testo ironico e ficcante, che arriva, altro che: "Chiamami la Cardinale, chiama Monica Vitti e chiama chi sa invecchiare, tranquillamente qui, qui di naturale c'è solo il tonno in scatola" e la fine vista come rinascita e con fierezza di "Il re muore": una sorta di tango sospeso e poi accelerato nella seconda strofa, dall'aria vintage, che fa della tensione la sua ragione: "Muore la stagione della falsità, muore l'illusione muore la mia età, muore anche l'amore per un dio minore muore quel miracolo a metà, muiono i dolori della gioventù muiono i ricordi e tu non se più tu, muoia questo regno oggi non ho più bisogno di un sovrano su di me" baustelliana per "certi versi", pardon Egokid... a parte "gli scherzi" altro gran pezzo, che chiude un album praticamente perfetto, sentito, di natura fortemente empatica, pur nel suo essere strettamente personale,l'ennesima conferma di un talento purissimo.

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