Alex Vecchietti, la recensione di "Blessed"


La storia di Alex Vecchietti parte da Palermo, sua città natale, anche se sin da bambino si è trasferito a Londra dove matura la passione per la musica. E giunge oggi al terzo album da solista dal titolo "Blessed" (Retro Reverb Records) a cui dona un'aurea anni '80.

Lo si capisce subito da "Escape", il brano che apre il disco, un mondo, quello della New Wave, che Vecchietti esplora dai New Order a certe sonorità morbide di Phil Collins.

In "Awakening", nella sua rudezza, fa dimenticare paradossalmente i suoni finto anni '80/'90, con una bella elettrica che fa tutto da sola vagando per un Final Countdown d'antain. Nella successiva "Awake" la vocalità sorprende in ruvidezza, spingendo più di un Robert Smith e conquistando spazi eterei.

La title track "Blessed" inizia con arpeggi che conferiscono la melodia a quello che è un bel pezzo, dalle dinamiche ballabili, energiche e profonde. Molto cinematografica... spaziale è "Better Angel", in cui la ritmica si mette in mostra e fa anche bella figura. Ancora una volta un brano che fa (s)muovere. Più algido invece l'inizio di "Neon Groove" che ci ricorda subito la cinematografia fantascientifica anni '80. Tutto da godere l'assolo della lirica elettrica.

"On the flesh" è curiosa nel suo incedere, possente, sia in ritmica che in elettrica, con un bel chorus da cantare. L'album, con buoni suoni e ben prodotto, chiude con "Summer Romance" e Vecchietti ci dimostra di che pasta è fatto, riuscendo anche a variare e a mettere in primo piano, indubbiamente, la musica. 

















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