Andrea Tarquini "A fondo nel '900" la recensione


Andrea Tarquini non è arrivato ieri. E' uno che di musica ne ha masticata parecchio, figlio com'è di una scuola cantautorale ben solida, quella romana. La sua chitarra si muove abile, più della voce - l'esperienza con Stefano Rosso ha insegnato tanto -, tra canzoni che vanno "A fondo nel '900". L'album, prodotto da MoovOn (Altafonte-Self), è il terzo prodotto da Fabrizio “Cit” Chiapello.. Un lavoro che si immerge nella canzona d'autore, con sonorità più moderne, mood irish, dove comunque è la musica a primeggiare.

"Ufo Robot", "non è nostalgia" ma poco ci crediamo, perchè chi può dimenticare l'anime giapponese: "E mi metto sull'attenti quando canta Francesco e sto attento alle parole se s'affaccia Francesco e mi batte forte il cuore quando segna Francesco", l'ironia non manca al nostro in questa ritmica country (ma solo nella ritmica) su cui si adagia nel finale una 6 corde morbida. Gli arrangiamenti sono di Paolo Giovenchi e Primiano Di Biase. "Cantautori indipendenti" ha dinamiche circolari da ballata, dove Federico Sirianni è un ottimo compagno di viaggio: "Forse è una storia d'amore o forse chissà, schiacci l'acceleratore ma non partirà..." 

Un levare per "L'amore in frigo": "E i piatti sporchi da una settimana li tieni come ricordi" ma l'amore si può basare sul cambiare l'altro? Su fargli da madre/padre? No, non è questo il rapporto sano. Ma solo "un amore cieco", come canta Tarquini. Curioso l'assolo della chitarra distorto sul finale. 

Sentimentale la title track fatta di ricordi con il pianoforte che li fa emergere anzichè nasconderli, come un ottimo De Gregori. "Cassa (in) quattro" è tipicamente e incredibilmente alla "Stefano Rosso" con l'ukulele nevrotico: "Prima cosa apri la cassa e dai, lo scontrino da vetrina tutto un giorno che non passa mai... lei non brucia mai ma si sente un blues...". Il nostro racconta della cassiera di un Supermercato con la passione per il blues e la musica. I fiati sono una benedizione.

Il valzerino di "Parakalò" è una finestra aperta su uno spezzato di quotidiano. L'occhio attento di uno scrittore: "Belle sirene del sale, del mare, del poeta che viaggia e che sa, come chi non perde tempo, l'amore non aspetterà...". Piacevole e fresca... " così come "Pioggia d'estate", con le chitarre che si fanno attendere, quasi rallentate e quei riff che impreziosiscono il brano... in una calda giornata di mare. 

Uve al sole" è uno strumentale di solo chitarra e sax soprano (di Luca Velotti) che, come ci tiene a fare sapere Tarquini, è dedicato a un amico scomparso, le cui iniziali sono proprio U.V.E. Ne viene fuori un momento musicale dolce-amaro. L'album si chiude, non a caso, con "Adiós amigos", un violino altamente lirico, sognante... "biglietti per pochi", per tutti coloro che hanno la fortuna di ascoltare dal vivo Tarquini.  






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